LA BOCCA SOLLEVO' DAL FIERO PASTO...



di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
31/03/2020 alle ore 12:14



Ho sempre adorato la Divina Commedia.

Ma vi prego di non ritenermi fuori di senno oppure un potenziale soggetto idoneo per essere sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. 

Semplicemente me ne innamorai ai tempi del liceo, complice un professore di italiano e latino appassionato ed “insegnante” nel vero senso della parola.

Mi colpì dell'opera non solo l’imponente sforzo letterario che Dante riuscì a concepire attraverso unimpegno intellettuale durato oltre 15 anni, ma soprattutto la capacità di esprimere in misura completa concetti psicologici, filosofici e politici attraverso un sapiente utilizzo di terzine incatenate di endecasillabi in lingua volgare fiorentina. 

In particolare resta scolpita nella mia mente la figura del Conte Ugolino della Gherardesca, posizionata dal Nostro nel nono cerchio dell’Inferno. Quello dei traditori. 

“La bocca sollevò dal fiero pasto, quel peccator…”. Versi durissimi e crudi. 

Allegorici di un animo tanto gelido e duro da arrivare a tradire i principi di affetto e correttezza più sacri e profondi. 

Esattamente come, in questi tempi di CoronaVirus, sembrano comportarsi taluni studi legali che pubblicizzano la propria attività professionale da prestare in favore di coloro che sarebbero rimasti vittime di errori professionali medici.

Tutto il personale sanitario è oggi impegnato in una durissima ed estenuante lotta contro un nemico invisibile ed aggressivo, specialmente per determinate categorie di individui.

Così come ritengo assolutamente fuori luogo disquisire su assenteismo e clientelismo di questa categoria di professionisti prima che l’epidemia prendesse il sopravvento, ritengo altrettanto immorale, ma – soprattutto – contrario a specifiche regole deontologiche (ossia ai doveri di correttezza e decoro professionale: artt. 9 e 37 del codice di deontologia forense) fare leva su stati ed emozioni di colori che hanno da poco perso un familiare o lo assistono nella speranza di vedere presto quel maledetto tubo fuori dalla gola del loro congiunto. 

Il ghiaccio perenne in cui sono immersi i traditori danteschi lo abbiamo talvolta dinanzi agli occhi.