Mai come ai tempi dei CoronaVirus occorre necessariamente mantenere un atteggiamento per quanto possibile positivo ed ottimista, nonostante la previsione della fine di uno dei periodi più bui del dopoguerra non sembra scorgersi nelle immediate vicinanze.
Per questo da più parti si sottolineano gli aspetti benefici di ciò che, obiettivamente, assume più i contorni di una punizione inflitta dalla natura all’uomo, che di un’occasione per rinascere e rinnovarsi.
Il buco dell'ozono sta “guarendo”, l’inquinamento ambientale ha subìto un drastico abbattimento, le acque dei fiumi e dei mari vanno lentamente a ripulirsi e la percentuale complessiva dei reati commessi sembra essersi quasi dimezzata (in alcuni casi scesa anche più del 60%), segno tutto questo che la decisione di cambiare a beneficio di uno stile di vita sano ed equilibrato dipende unicamente dalla scelta dell'uomo.
Eppure vi è un silenzioso contagio che, proprio a causa della forzata permanenza domiciliare, solo in apparenza sembra avere registrato una flessione.
In realtà l'apparente dato positivo rinviene altrove le proprie giustificazioni, tutt'altro che encomiabili.
I maltrattamenti in famiglia scontano, in questo periodo, un dato obiettivo e, purtroppo, ineliminabile: la paura delle donne di denunciare i propri compagni nel timore di essere sorprese durante la telefonata alle forze dell’ordine oppure ai diversi centri antiviolenza che, nonostante le restrizioni imposte dal Governo, continuano la loro lodevole attività di sostegno e supporto.
Le denunce delle donne per maltrattamenti da parte di famigliari e conviventi sono passate da 1.157 dei primi 22 giorni del marzo 2019 ai soli 652 dello stesso periodo di quest’anno. L'isolamento e la convivenza forzata rischiano di aggravare la condizione di pericolo che molte donne sono costrette a subire.
Proprio per questo occorre applicare con estrema attenzione, ma con altrettanto rigore quelle misure cautelari che allontanino la fonte di pericolo dal nucleo familiare e, principalmente, l’allontanamento dalla casa familiare del partner maltrattanti oppure il suo divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa dal reato.
Nell'attesa che anche questo virus possa essere definitivamente debellato.