Che succede alla sicurezza delle strade italiane?


Crollo ponte Morandi: blitz della Gdf in Spea ed Autostrade per l'Italia


di Leonardo De Santis
Categoria: ABRUZZO
13/09/2019 alle ore 15:24



Dopo il crollo del Ponte Morandi, verificatosi il 14 agosto 2018, sarebbero state fatte false attestazioni sui controlli effettuati sui viadotti autostradali. Per questo la Procura di Genova ha emesso 9 misure cautelari nei confronti di dirigenti, manager, tecnici di Autostrade e Spea e di un consulente esterno alle due società del gruppo Atlantia, mentre sono ancora in corso perquisizioni e sequestri da parte della Guardia di Finanza. I militari del Primo Gruppo, diretti dal colonnello Ivan Bixio e dal tenente colonnello Giampaolo Lo Turco, si sono presentati presso le diverse sedi di Genova, Milano e Roma, con in mano l’ordinanza firmata dal gip Angela Nutini, su richiesta del pubblico ministero Walter Cotugno. 

Si tratta di un'indagine nata come costola dell’inchiesta sul disastro del Polcevera, che ha provocato ormai un anno fa la morte di 43 persone: l'operazione in questione, che riguarda i controlli su altri viadotti della rete di Autostrade, ha portato alla luce le attestazioni delle false manutenzioni dei ponti da parte di Spea, la società "sorella" di Autostrade per l’Italia del gruppo Atlantia, per cui alcuni soggetti con ruoli di responsabilità avrebbero edulcorato, facendoli apparire più in salute di quanto realmente fossero, i report sulle strutture per evitare costosi e celeri interventi da parte del concessionario autostradale. 

In particolare sono finiti ai domiciliari Massimiliano Giacobbi (Spea), Gianni Marrone (direzione VIII tronco) e Lucio Torricelli Ferretti (direzione VIII tronco). Le misure interdittive, sospensione dai pubblici servizi per 12 mesi, riguardano tecnici e funzionari di Spea e Aspi: Maurizio Ceneri; Andrea Indovino; Luigi Vastola; Gaetano Di Mundo; Francesco D'Antona e Angelo Salcuni. Le misure cautelari, tre arresti domiciliari e sei misure interdittive, riguardano nello specifico i presunti falsi report sui viadotti Pecetti della A26, in Liguria, e il Paolillo della A16 Napoli-Canosa in Puglia. Altre ispezioni erano state effettuate anche sul Moro vicino a Pescara, sul Sei Luci e il Gargassa in Liguria e sul Sarno sull’A30. "Dopo le riunioni con il supervisore i report venivano cambiati, ci chiedevano di aggiustarli, di usare una parolina al posto di un'altra, aveva raccontato agli inquirenti uno dei tecnici. Altre volte era lo stesso supervisore a modificarli".

È imminente un incontro con l’ispettore Placido Migliorino del ministero delle Infrastrutture: il problema è che nelle travi del viadotto (compresa in quella danneggiata) erano stati utilizzati trefoli (cavi intrecciati) e non fili e che per questo era stato chiesto agli ingegneri da parte del dirigente di Autostrade Marrone di sostituire l’originaria relazione, che metteva in luce tali difformità, con una confezionata ex novo, che le omettesse.

Il fatto che Marrone, già condannato in primo grado 5 anni e 6 mesi per i 40 morti sul bus precipitato dal viadotto Acqualonga di Monteforte Irpino, fosse a conoscenza delle incongruenze tra il progetto e di come fosse poi stato costruito emerge da una conversazione del giorno prima tra lo stesso Marrone e Indovino. Il Tribunale del Riesame fa notare come tale incongruenza, a norma dell’art.8.3 delle norme tecniche di costruzione, preveda l’obbligo di sottoporre l’opera a verifica di valutazione di sicurezza e la possibile chiusura della circolazione autostradale. Per l’accusa in certi casi i report erano quasi routinari e quindi non corrispondenti alla realtà: la circostanza era emersa nel corso degli interrogatori dei testimoni durante le indagini sul crollo di ponte Morandi. In particolare i tecnici di Spea avevano raccontato agli inquirenti che i report “talvolta erano stati cambiati dopo le riunioni con il supervisore Ceneri (ingegnere di Spea) mentre in altri casi era stato Ceneri stesso a modificarli senza consultarsi con gli altri”. La finalità, ad avviso degli investigatori, era quella di evitare limitazioni del traffico. Ma per Autostrade entrambi i ponti “sono sicuri”.

La società ricorda “che il viadotto Paolillo è un ponticello di 11 metri, completamente ristrutturato, rispetto al quale, per quanto a conoscenza della Società, l’indagine riguarderebbe una presunta marginale discrepanza tra le analisi progettuali e la costruzione finale. Per quanto riguarda il Pecetti, si conferma che l’opera è totalmente ristrutturata ed è stata oggetto di ripetute verifiche”.

Inoltre Aspi segnala che “a scopo meramente cautelativo, aveva già provveduto a cambiare la sede operativa dei due dipendenti oggi interessati dai provvedimenti della magistratura”. “Anche sulla scorta delle informazioni che potrà assumere e approfondire nel corso delle prossime ore, conclude la nota, Autostrade per l’Italia si riserva di attivare ulteriori azioni a propria tutela, restando a disposizione degli organi inquirenti”.

 

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