Uniti al governo, divisi all'opposizione: che succede fuori e dentro Palazzo Chigi


Vivono due momenti antropologicamente diversi: il nodo Lega-FI, la scommessa dem-grillina e l'incognita Cairo


di Francesco De Palo
Categoria: Editoriale
09/09/2019 alle ore 10:15



Gli uni sono tornati, come in un gioco dell'oca, a quel punto di partenza tanto caro a Pierluigi Bersani. Gli altri, come evidente da anni, si dividono e lo dimostra la manifestazione di oggi a Roma con soli due terzi del fu Pdl. 

Governo e opposizione vivono due momenti antropologicamente diversi, oltre che politicamente. Il Pd ha imboccato la strada dell'alleanza con gli anti sistema tramutati in parte di esso, rilanciando la tesi dell'allora Segretario dem quando immaginò il dialogo con i grillini. Che poi oggi è la tesi di Grillo (che però ieri canzonò Bersani): ovvero usare i numeri ottenuti alle elezioni del 2013 e del 2018 per cambiare le cose dal di dentro. Non importa se prima con la Lega e adesso col Pd: l'importante è stare lì.

Diversa la prospettiva che si apre nel destracentro, diviso idealmente fra sovranisti di piazza e governativi europeisti. Non è un nodo da poco, guardando in prospettiva, dal momento che si tratta di una marcata differenziazione che avrà un peso specifico assoluto in occasione delle prossime elezioni politiche e anche nella costruzione dell'alternativa al dem-grillismo. Un'alternativa che deve gioco forza prendere forma in questi anni all'opposizione, dove il minimo (e facile) comun denominatore è l'avversario giallo-rosso.

Ma con un rischio. Quello di concentrarsi esclusivamente su no ideologico alle mosse del governo Conte bis senza elaborare una nuova narrazione, che sia timone potabile (e non navigatore impazzito) per le prospettive future.

E'in questo tratturo che va fatta una considerazione di fondo e niente affatto secondaria: al di là di quanto durerà questo esecutivo, se è pur vero che il governo e i partiti che lo sostengono hanno dinanzi a loro l'amministrazione e la realizzazione dei punti frutto della sintesi M5s-Pd, è l'opposizione che deve fare più del solito compitino se non intende sciogliersi.

Questa crisi agostana ha evidenziato alcuni limiti, che dovranno essere sanati sempre che i tre terzi del fu Pdl avranno voglia di stare assieme, come accade negli enti locali. E sempre che, proprio per risolvere il puzzle che non fa quadrare le sorti del destracentro, non arrivi a Roma un Cairo a scompaginare tutto e tutti, come fu il Cavaliere nel 1993.

 

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