Funerali di Mario: l'Italia si ferma. Piange, litiga e non tace


Possibile che nessuno senta il dovere di alzare una mano per invocare, anche solo per un momento, il silenzio e il rispetto?


di Francesco De Palo
Categoria: Editoriale
29/07/2019 alle ore 12:29



Il giorno dei funerali di Mario Cercello Rega saranno ricordati per essere stati l'ennesima occasione persa dall'Italia. Avremmo potuto dare l'immagine di un Paese grande e dignitoso, raccolto nel dolore di familiari e amici, e prono verso un servitore dello Stato che ha perso la vita per mano di criminali.

E invece sui giornali e sui (beceri) social si legge purtroppo di tutto. Come se l'età adolescenziale italiana fosse sfociata direttamente nella cieca demenza senile, come se l'Italia avesse fatto uno sciagurato balzo saltando la maturità.

Maturità, già. Che parola impegnativa e zeppa di segnali. Segnali di come si vive e si sopravvive.

Maturo è quel Paese che celebra i propri eroi e si unisce (da Canicattì a Bolzano) in una tragedia nazionale, come l'assassinio di Mario, come il crollo di un ponte, come un terremoto, o una sciagura come Rigopiano.

E'quello il momento della verità, in cui si vede un Paese maturo e cittadini altrettanto maturi, che non aprono la bocca per accusare, recriminare, adulare, strumentalizzare, polverizzare in un attimo dignità e vite spezzate.

C'è davvero poco da dire a supporto di una fazione o di un'altra: la battaglia è stata persa da tutti perché tutti sono ormai uniti e avvinghiati in una melassa gelatinosa, fatta di acredine, odio e bava alla bocca.

Non è questo il Paese che sognavano i nostri nonni e i nostri padri, non è questo il Paese che mi sentirei di consigliare alle mie figlie.

Dove nessuno, ma proprio nessuno, sente il dovere di alzare una mano per invocare, anche solo per un momento, il silenzio, lo stop alla battaglia. E il rispetto che si deve.

 

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