Iran, petrolio e occidente: la pericolosa escalation


Avere i coraggio delle proprie scelte: né Roma né Bruxelles lo hanno finora fatto


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
11/07/2019 alle ore 08:40



E'diventata un'escalation la situazione nel Golfo che riguarda petroliere e le Guardie rivoluzionarie iraniane. Ieri cinque imbarcazioni iraniane si sono avvicinate a una petroliera britannica chiedendole di fermarsi nelle acque iraniane. Ma hanno fatto subito marcia indietro dopo l'intervento di una fregata inglese. 

Il caso di ieri segue di soli sette giorni quello verificatosi al largo di Gibilterra, con i British Royal Marines che sono saliti a bordo della nave cisterna iraniana, Grace 1, accusandola di aver infranto le sanzioni portando petrolio in Siria.

La prima conseguenza è stata una mini crisi diplomatica Londra-Teheran, con il presidente iraniano Hassan Rouhani che ha minacciato la Gran Bretagna: affronterà "conseguenze" per il sequestro della petroliera iraniana. Ma è di tutta evidenza che le tensioni tra l'Iran e gli Stati Uniti e i loro alleati sono aumentate notevolmente da quando Washington ha raddoppiato le sanzioni economiche contro l'Iran, a cui Teheran ha replicato iniziando a superare i limiti imposti alle sue attività nucleari nell'ambito di un accordo del 2015.

Va ricordato che solo poche settimane fa il presidente americano Donald Trump aveva osservato che Paesi come Cina e Giappone dovrebbero pensare da soli a proteggere le loro navi nello stretto di Hormuz, ma di contro non va sottaciuto che se si vuol essere il gendarme del mondo allora non si può scaricare tutto il peso sugli altri. Giorni dopo anche Mike Pompeo, da Jeddah dove aveva incontrato re Bin Salman, disse che la libertà di navigazione è fondamentale. Ma tutto è concentrato sulla cosiddetta “coalizione globale” invocata contro Teheran.

Il cyber attacco sferrato all'Iran e la risposta relativa all'abbattimento del drone Usa, fa tornare come in un gioco dell'oca tutti al punto di partenza. Ad un certo momento non si tratta più di voler essere a favore o contrari agli iraniani o agli americani, ma decidere quali politiche attuare e se mantenere o stralciare gli accordi presi.

E farlo a testa alta e nella massima trasparenza. Ciò che né Roma né Bruxelles hanno finora fatto.

 

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