Vi spiego dove andrà il Pd abruzzese a guida Fina. Parla Melilla


L'ex parlamentare: "Gli errori da evitare? Allargare il campo dem è la strada obbligata"


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
08/07/2019 alle ore 08:24



A pochi giorni dall'elezione a segretario regionale del Pd di Michele Fina, nuove prospettive si affacciano all'orizzonte per il centrosinistra. Quali saranno le priorità della nuova era Fina? Quali gli errori del passato da non ripetere per non incorrere negli stessi schemi? Quali le novità da apportare? Impaginato ne ha parlato con l'ex parlamentare Sel Gianni Melilla.

Sotto quali auspici nasce l'era Fina nel Pd abruzzese?

Premetto che pur non essendo iscritto a nessun partito da un anno e mezzo, ho comunque partecipato alle primarie del PD votando Nicola Zingaretti, a cui anche Michele Fina fa riferimento. L’idea di Piazza Grande di Zingaretti di rivolgersi alla platea di delusi dal PD per cercare di allargare il campo del centrosinistra è una strada obbligata quando nel giro di pochi anni si dimezzano i voti. Purtroppo la sconfitta del PD e anche delle altre forze di sinistra è grave e ha comportato la perdita in Abruzzo del governo regionale e dei principali comuni con l’unica eccezione di Teramo. A Giulianova, roccaforte del PCI, il PD non ha preso neanche un consigliere comunale. Insomma la disfatta politica in Abruzzo è stata sinanco superiore a quella nazionale.  

Fina inizia a lavorare in un contesto molto critico?

 Quando io ero segretario regionale dei DS, Michele era il segretario abruzzese della sinistra giovanile. Lo conosco bene fin da quando era un ragazzo, e ne apprezzo la volontà di capire, l’umiltà nell’approccio relazionale, la curiosità culturale, la capacità di lavoro e sacrificio personale. E dunque gli faccio i migliori auguri di buon lavoro.

Quali gli errori da non ripetere?

Il più grave errore di questi ultimi 10 anni è stato il distacco dai lavoratori e dal popolo, dalle periferie sociali, dai nuovi poveri. I diritti sociali vengono insieme se non prima, di quelli civili. E invece si è pensato di scambiare la svendita dei diritti sociali con nuovi diritti civili. La sinistra deve essere popolare altrimenti si perde nei meandri del potere, che come è noto ha tanti strumenti per comprarti.Bisogna studiare e non essere sciatti e approssimativi come è stato il Pd tardo-blairista di questi anni a suo agio più tra i potenti che tra i lavoratori e i poveri. E poi non deve essere ossessionato dallo stare al Governo. Ora il Pd  è all’opposizione e da lì deve rigenerarsi.

Dalla modalità inner circle a quella think thank: questo il passaggio da Rapino a Fina?

Occorre senz’altro favorire l’analisi e lo studio, coinvolgere i mondi vitali della cultura, aprirsi a nuove esperienze anche di mutualismo e volontariato rifondando i circoli per farne strutture utili a chi ha bisogno di essere tutelato e organizzato. I dirigenti della sinistra a partire da Gramsci hanno sempre assegnato una funzione centrale al tema della egemonia il cui fondamento era ed è innanzitutto culturale.

Come stimolare nuovamente i circoli e più in generale la sinistra?

La presenza nel territorio è essenziale perché senza antenne sociali soprattutto nelle periferie si esce dal radar della efficacia politica e della riconoscibilità . Purtroppo i circoli vivono uno stato comatoso perché il PD si è identificato da troppi anni con chi ha funzioni istituzionali. Col partito degli assessori al massimo si possono fare clientele e comitati elettorali. Invece c’è bisogno di partecipazione politica dal basso, di fare attività di volontariato nei quartieri e di organizzazione di movimenti e lotte popolari su agende politiche che nascono dai bisogni sociali. L’organizzazione è sorella della politica di sinistra. La militanza è partecipazione e va organizzata. Mi auguro che gli eletti destinino la metà delle proprie indennità alla organizzazione del Partito come è nella nostra tradizione. Senza organizzazione non si va da nessuna parte.

Il civismo può essere un altro ramo da coltivare nel pd zingarettiano?

Sì, ma senza illudersi che la proliferazione di liste e listarelle elettoralistiche possano risolvere il grande nodo della partecipazione politica che va attivato tra una elezione e un’altra e non strumentalmente qualche settimana prima di una elezione con un rosario di nomi di liste senza alcun riferimento territoriale. È fondamentale avere rapporti con i sindacati, le associazioni professionali, ambientaliste e del volontariato. I corpi intermedi vanno coltivati e coinvolti. Il lavoro deve essere paziente, umile, profondo perché la sconfitta è stata troppo pesante. Penso alla vecchia “talpa”  marxiana che deve scavare e tanto, prima di poter riemergere all’aria aperta. Mi auguro che Fina cambi politiche e sia rigoroso nella analisi sulle cause della sconfitta. E nella chiarezza delle responsabilità, riparta con una visione del nuovo Abruzzo da costruire. E infine chi ha perso sia generoso nell’aiutare un nuovo corso politico. Ci sono tante energie da mettere in campo. 

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