La Versione di Garpez: il diritto di essere genitore


In realtà, il diritto di essere genitore trova spazio solo nella misura in cui coincida con l'interesse dei figli ad avere una famiglia


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
13/06/2019 alle ore 13:13



Ci sono domande apparentemente semplici e dalla risposta altrettanto apparentemente scontata. Perché, in fondo, è lo stesso ordine naturale delle cose a suggerirci l'interpretazione più corretta dinanzi a quesiti che sembrerebbero addirittura ridicoli.

Ma così non è. O, almeno, non per quanto mi riguarda. E se mi chiedessero se esiste un diritto, costituzionalmente garantito, di essere genitore probabilmente d'istinto risponderei affermativamente, perché viene difficile da pensare che chi ha dato la vita ad un bambino, poi non abbia, poi, il pieno riconoscimento a crescerlo ed educarlo secondo i principi di civile convivenza.

In realtà, il diritto di essere genitore trova spazio solo nella misura in cui coincida con l'interesse dei figli ad avere una famiglia ed a vedere tutelato, in primo luogo, il proprio equilibrio psicofisico e il proprio diritto inviolabile a una crescita equilibrata e sana. Su di un punto, però, credo possiamo essere tutti d'accordo. Non può essere tollerata alcuna arbitraria ed unilaterale limitazione al rapporto tra genitore e figlio da parte del coniuge separato che, spesso motivato da astio o ripicca, ne impedisca il libero esercizio. E ciò proprio per l'interesse ad un sano ed equilibrato sviluppo del minore di cui sopra.

Con l'ordinanza n. 13400 del 17 maggio 2019, la I sezione civile della Corte di Cassazione ha condannato una donna a risarcire il danno patito dal figlio che, a causa dell'atteggiamento ostruzionistico della mamma, aveva potuto vedere il padre solo 3 volte in tre anni, specificando che le misure sanzionatorie previste dal codice di procedura civile sono suscettibili di essere applicate facoltativamente dal giudice nei confronti del genitore responsabile di gravi inadempienze o di atti che comunque arrechino pregiudizio al minore od ostacolino il corretto svolgimento delle modalità dell'affidamento.

Nel corso del processo era, infatti, emerso che il padre - dal dicembre 2010 al luglio 2013 - aveva incontrato il figlio solo tre volte, nonostante gli accordi intervenuti tra i genitori che prevedevano una più ampia frequentazione.

Sicché, sono stati condannati dalla Corte di Cassazione gli atteggiamenti ostruzionistici della madre ed il condizionamento al corretto svolgimento delle modalità di affidamento del minore, nonché il disagio, le sofferenze ed i conflitti derivati al minore da siffatto atteggiamento. Una sentenza, questa, che sembra essere espressione di un grado di civiltà maggiore di quella dimostrata da alcuni genitori, immaturi e litigiosi proprio sulla pelle di chi dovrebbero, invece, proteggere.

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