Motore o ruota di scorta? Ecco il dilemma di Luigi Di Maio


Verso le europee, nella consapevolezza che i conti si cominceranno a fare dopo il 26 maggio


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
17/05/2019 alle ore 16:39



Motore del cambiamento o ruota di scorta? Il dilemma di Luigi Di Maio è tutto qui. Chiaro e delineato. Anche se i conti si cominceranno a fare dopo il 26 maggio. Non tanto e non solo tra Cinquestelle e Lega, ma anzitutto all’interno del Movimento. Il che, in ogni caso, non dovrebbe mettere a rischio il governo. Almeno fino alla prossima primavera e al completamento della tornata di nomine.

Il dibattito successivo alle europee ci dirà se la leadership di Di Maio è ancora ben salda. Luigino le sta provando tutte. Nella speranza che la sua nuova strategia comunicativa consenta ai grillini senza Grillo di non tracollare.

Che il Movimento sia in calo si percepisce, ma sensazioni e sondaggi dicono che alla fine dovrebbe riuscire a tenere ancora dietro Zingaretti e un Pd incapace di esprimere qualcosa di nuovo. L’imperativo per i M5S è far sì che la flessione, preventivata, non leda la doppia cifra e diventi tracollo. Dopodiché bisognerà pur ragionare.

E perciò chiedersi: davvero l’enorme popolo che ha votato i cinquestelle l’anno scorso l’ha fatto per sentire Luigi Di Maio parlare come Paolo Gentiloni? Davvero gli elettori pentastellati si aspettano i continui richiami alla responsabilità, alla moderazione, l’attenzione allo spread e ai mercati con la solita spruzzatina di peloso antifascismo?

Non è che, giunti al governo, i pentastellati debbano indossare per forza le vesti della rivoluzione permanente ma, se si prendono i voti perché si promette di cambiare registro non si possono poi reiterare gli stessi dubbi dei cacasenno che c’erano prima! Sarebbe un errore di valutazione pacchiano. Che peserebbe eccome nelle urne. Perché non è affatto vero ne’ dimostrato che i voti si perdono per la smania di cambiare troppo. Magari succede perché si sta cambiando troppo poco.

Le opzioni comunque appaiono chiare e delineate: si può continuare ad interpretare la voglia di rinnovamento che è maggioritaria e trasversale, sfruttando la ritrovata grinta di un Di Battista ancora in campo; oppure si può rinunciare e rifluire nel comodo fortino elitario della sinistra mondialista, con quel Fico campione di ovvietà e con la speranza di avere la magistratura a sostegno.

È la differenza tra essere motore o ruota di scorta. Il dilemma di Luigi Di Maio.

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