Costa al fianco dell'Abruzzo: "Chiuso accordo per il dissesto idrogeologico"


Il ministro dell'ambiente nega il blocco ai soldi per il dissesto e sui rifiuti lancia una differenziata "spinta"


di Leonardo De Santis
Categoria: ABRUZZO
19/04/2019 alle ore 09:38



Sembra fare sul serio almeno per ora il ministro dell’ambiente Sergio Costa, che da buon generale dei Carabinieri nella terra dei fuochi riga dritto per la sua strada e non pare scalfito dagli attacchi leghisti circa il suo modo di operare. 

A pochi giorni dal suo personale incontro istituzionale con il presidente della giunta regionale Marco Marsilio, nel corso del quale sono state affrontate diverse questioni interessanti l’Abruzzo, a cominciare dalla discarica di Bussi, il ministro Costa è tornato a parlare con forza della nostra terra, confermando lo stanziamento di 6 miliardi e mezzo per il grave problema del dissesto idrogeologico. Tale ingente cifra andrà a coprire il periodo che va dal 2019 al 2033: 900 milioni ogni triennio, poco più di 300 all’anno.

Ma per poterli spendere occorre fare gli accordi di programma con le regioni poiché i presidenti sono commissari per il dissesto: e qui arriva una buona notizia perché risultano chiusi e ultimati gli accordi con l’Abruzzo, ma anche con la Campania, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna, per un impegno complessivo di 450 milioni di euro nell’ultimo anno. Ciò è possibile grazie alla compartecipazione attiva della regione.

Dopo dunque essere sceso in campo al fianco della regione Abruzzo chiedendo a Edison Spa 1 miliardo di euro per il disastro ambientale nell’area della discarica di Bussi, nonché di provvedere alla bonifica integrale delle aree di Bussi e dell’intera Val Pescara, colpite dalle conseguenze di decenni di contaminazione ambientale, il ministro Costa continua a mantenere un atteggiamento attento e mirato sull’Italia centrale.

Chi inquina è destinato a pagare, lo slogan è chiaro ma non rappresenta unicamente un principio astratto bensì si sostanzia con azioni concrete come queste fatte finora.

Considerando poi come in passato l’intero territorio della val Pescara sia stato avvelenato mettendo a rischio la salute di circa 400 mila persone, è bene che lo Stato non si rassegni a una sentenza penale che ha lasciato un profondo senso di ingiustizia e questi territori senza il dovuto intervento di bonifica. Ci si augura davvero che azioni risarcitorie di suddetta rilevanza possano segnare l’inizio di un riscatto per l’intera regione ed essere da esempio per tutto il Paese.

Infine, il ministro dell’Ambiente sostenendo il suo no ai termovalorizzatori, dai quali per avere un rientro economico servirebbero come minimo 20 anni, afferma di voler agire diversamente in base alla direttiva europea sull’economia circolare. La soluzione sarebbe una raccolta differenziata in forma “spinta”: pagare la Tari in base a come si smaltisce e non più basandosi su dove si vive. Così facendo si premierebbero i comuni che raggiungono gli obiettivi stabiliti, oltre ai singoli cittadini ben operanti.

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