Sanità, peggiorano i servizi in Abruzzo


Lo attesta una stima dell'economista Aldo Ronci che ha analizzato l'andamento dei servizi dal 2014 al 2017


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
17/04/2019 alle ore 08:26



Conti in ordine nella sanità? Possibile, ma la qualità dei servizi è pessima, anzi è nettamente peggiorata. Lo attesta una stima dell’economista Aldo Ronci che ha analizzato l’andamento dei servizi dal 2014 al 2017. Un quadro allarmante.

Intanto i corrispettivi per ticket diminuiscono di 7.565.000 (-18,3%) in quanto molti Abruzzesi hanno rinunciato alle prestazioni sanitarie per motivi economici; la spesa farmaceutica si incrementa di 71.909.000 (+40,1%) e non è tenuta sotto controllo tanto è vero che, secondo l’AIFA, nel 2017 la spesa farmaceutica convenzionata ha fatto realizzare all’Abruzzo il peggior risultato tra le Regioni Italiane;l’acquisto di prestazioni di sevizi sanitari da privati aumenta di 35.798.000 (9,1%) e continua a crescere in maniera troppo elevata; i costi del personale subiscono un decremento di 12.680.000 (-1,7%) non attuando il turn over e peggiorando in questo modo la quantità e la qualità dei servizi sanitari; la mobilità passiva interregionale cresce di 10.383.000 (+4,6%) dimostra che il livello dei servizi sanitari non è soddisfacente e, secondo DemoskopiKa, nel 2017 l’indice di mobilità passiva ha posizionato l’Abruzzo al quart’ultimo posto della graduatoria nazionale; il costo del management della Sanità Abruzzese è alto tanto è vero che, secondo DemoskopiKa, nel 2017 l’Abruzzo è la quarta in classifica tra le regioni che spendono di più per costi della politica, ovvero per mantenere il management delle aziende ospedaliere, delle aziende sanitarie e delle strutture sanitarie.

A tutto ciò si aggiunge l penalizzazione delle aree interne, attraverso il declassamento degli ospedali di Sulmona, Atri e Giulianova da Ospedali DEA di 1° livello a Ospedali di base; la chiusura dei punti nascita di Ortona, Penne, Atri e Sulmona; il depotenziamento degli ospedali minori di Tagliacozzo, Pescina, Castel di Sangro, Popoli, Penne, Ortona, Atessa, Gissi e Guardiagrele; la chiusura diffusa su tutta la rete ospedaliera di molti servizi sanitari. Tutto ciò nonostante dal 2014 al 2017, in corso di commissariamento, la spesa complessiva per la sanità sia stata incrementata di 135 milioni mentre i ricavi aumentavano di soli 66 milioni.

ps: Insomma, non c’è proprio da stare allegri.

 

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