A24-A25, ecco il ricorso alla Consulta per evitare rischio aumento pedaggi autostrada


Regione Abruzzo: Norma incostituzionale che viola nostre competenze. Roma non può decidere unilateralmente su infrastruttura strategica per nostro territorio e scaricando costi sugli abruzzesi


di Ilaria Proietti
Categoria: ABRUZZO
03/08/2017 alle ore 11:11



E’ pronto il ricorso alla Corte Costituzionale predisposto dalla regione Abruzzo. Che chiede di cancellare la legge che fissa a quota 111 milioni di euro la cifra necessaria ai lavori di messa in sicurezza antisismica dell’autostrada A24 A25. Cifre, previste dalla norma approvata a giugno, considerate insufficienti e che – secondo quanto si legge nel ricorso di cui Impaginato.it ha preso visione – possono “pregiudicare la completa realizzazione dei lavori, a discapito degli interessi regionali coinvolti”. Ma il rischio collegato a “tale incapienza è quello di determinare un consistente incremento delle tariffe autostradali, a totale discapito degli utenti”. Sarà dunque la Consulta a doversi pronunciare sulla costituzionalità della norma che – sempre secondo la giunta guidata da Luciano D’Alfonso - incide sugli interessi del territorio abruzzese ma è stata adottata senza alcuna intesa con la regione che non sarà coinvolta neppure nelle procedure di convalida dei lavori. Che invece verranno stabiliti, unilateralmente, da Roma.

Secondo il ricorso, predisposto dall’Avvocato regionale Stefania Valeri e dal professor Vincenzo Cirulli Irelli per conto dell’Abruzzo, la norma è palesemente irragionevole. Ma viola anche i principi di sussidiarietà e leale collaborazione che dovrebbero regolare i rapporti tra Stato e regioni. In che modo? Violando la competenza legislativa riconosciuta alla regione, innanzitutto in materia di protezione civile: l’autostrada in questione – viene ricordato nel ricorso – costituisce “l’unico accesso rapido ai principali centri dell’Abruzzo in caso di gravi eventi sismici e calamità naturali, come peraltro accaduto nel 2009 con il terremoto dell’Aquila, e nel 2017 con la valanga di Rigopiano”. Ma la norma violerebbe anche le competenze della regione in materia di grandi reti di trasporto. Perché l’A24 e l’A25 sono “infungibili quali collegamento viario tra la sponda tirrenica e quella adriatica”.

Il giudizio che alla Consulta si chiede di condividere è netto. La legge approvata due mesi fa “viola palesemente i limiti della potestà legislativa regionale” perché “prevede una disciplina puntuale e direttamente applicabile in ordine alla realizzazione dei lavori autostradali nella rete abruzzese” assunta senza l’intesa della regione. Determinando “già un concreto pregiudizio, se solo si considera che le risorse indicate nella norma (pari a € 111.720.000,00) sono insufficienti rispetto al costo di alcuni dei lavori, e cioè quelli di cd. antiscalinamento, quantificati in € 169.456.289,05, dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”. Costi che vengono “addossati sostanzialmente a carico del concessionario il costo dei lavori, interferendo con il rapporto concessorio in essere che non prevede, invero, a carico di Strada dei Parchi obblighi di manutenzione straordinaria della rete autostradale”.

Ma non è tutto. Perché gli interventi dovranno essere approvati dal Ministero stesso entro il prossimo 31 agosto. Ancora una volta senza coinvolgere la regione ma per decisione unilaterale. Che la regione chiede alla Corte costituzionale di cancellare anche per un altro aspetto che potrebbe anch’esso in teoria costare caro agli abruzzesi. Quello della restituzione da parte della concessionaria delle tratte A24 e A25, e cioè Strada dei Parchi, dei canoni che saranno utilizzati per i lavori di messa in sicurezza. E che avrà come beneficiaria l’Anas: altra anomalia dal momento che il concedente è il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e cioè un soggetto pubblico. Il rischio è esplicitato nella parte conclusiva del ricorso della regione: “In tale contesto, invero, può ben accadere che non riuscendo il concessionario a sostenere gli oneri derivanti dalle predette obbligazioni, venga a determinarsi un aumento delle tariffe autostradali a carico dell’utenza regionale che usufruisce dell’A24 e dell’A25, affinché lo stesso concessionario possa procurarsi le risorse richieste per l’integrale finanziamento dei lavori nonché quelle necessarie per il successivo versamento delle rate sospese, da restituire ad Anas a partire dal 2028”.