La Pelino non paga la Mercedes: a giudizio



di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
03/08/2017 alle ore 07:02



Compra e non paga: la regina dei confetti ci ricasca un’altra volta. Non più abiti firmati  ma una Mercedes classe E 250 4 Matic premium. Insomma non proprio un’utilitaria. La senatrice Paola Pelino torna così ai disonori della cronaca: lo racconta la testata “Il germe”.

Dopo la storia dello shopping nella boutique Le Gabrielli di Pescara finito davanti al tribunale nonostante un tentativo di mediazione fatto nientepopodimeno che da Gaetano Quagliariello, all’epoca ancora fedelissimo di Berlusconi, la parlamentare azzurra ha ancora i creditori alla porta. All’epoca, anno 2013, erano 11 mila euro in vestiti, consegnati dalle proprietarie della boutique direttamente nell’hotel fronte mare dove la Pelino alloggiava, tanto era pesante la busta. Adesso la senatrice dovrà rispondere penalmente della sua distrazione: è stata citata in giudizio dal sostituto procuratore della Repubblica del tribunale di Sulmona,Stefano Iafolla, per il reato di appropriazione indebita. L’udienza è stata fissata ad ottobre del prossimo anno e, a quanto pare, la parte offesa, una società di leasing della Mercedes con sede a Genova, non ha alcuna intenzione di ritirare la denuncia. Anzi, per la senatrice il rivenditore aveva chiesto anche il riconoscimento delle aggravanti. Dal canto suo la Pelino ritiene che si tratti solo di un equivoco e ha dichiarato:

“L’auto era in riparazione, per questo non avevo pagato alcune rate”. 

Ma le carte finite in procura raccontano altro: su un totale di 60mila euro da pagare, la senatrice non ne avrebbe versati quasi la metà: 27.231,85 euro. Tanto che il 24 aprile scorso,  la procura della Repubblica di Sulmona ha inviato a casa della Pelinola polizia per eseguire il sequestro preventivo della Mercedes e restituirla ai legittimi proprietari. E l’auto, almeno in quell’occasione, non era in officina, tanto che la senatrice aveva chiesto di essere nominata custode della merce sequestrata. Richiesta negata dalla procura che, innanzitutto, ha voluto garantire alla concessionaria di Genova la presa di possesso del mezzo. 

E così, dopo il sequestro è arrivata  la citazione a giudizio per appropriazione indebita. Non è escluso che prima della data dell’udienza non si riesca a ricomporre la vertenza. Anche perché la parlamentare non versa proprio in stato di necessità. E lo stipendio da senatrice le consentirebbe di pagare le rate del leasing, e anche di più, evitando così di finire davanti al giudice. 

Ps: Insomma, una figuraccia grossa come una casa. Automobilistica (qui il link del Germe)

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