L'Aquila, Fabrizi (Usra): su ricostruzione nostra unica funzione è tutela interesse pubblico


Intervista al responsabile dell'Ufficio speciale: "ripristino centro possibile entro il 2020. Serve collaborazione. Basta pressioni improprie"



Categoria: ABRUZZO
02/08/2017 alle ore 20:31



“La ricostruzione del centro storico, almeno per quel che riguarda la parte degli edifici privati sarà completata entro il 2020. Si tratta di un obiettivo realizzabile, ma a patto che tutti facciano la propria parte”. Così ad Impaginato.it il responsabile dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila, Raniero Fabrizi. Che in questa intervista spiega quali sono le criticità che attengono invece alla ricostruzione degli edifici pubblici. Specie per quel che riguarda la tempistica che resta un enorme punto interrogativo. Quella privata sembra avere invece tempi molto ristretti. “Il 2020 è un obiettivo realistico sempre che nel 2018 partano tutti i cantieri” spiega Fabrizi. Che non nasconde la sua perplessità per qualche contestazione arrivata all’indirizzo dell’Usra da parte delle associazioni di categoria. “Non mi è mai capitato nulla di simile in tutta la mia carriera. Accetto che mi venga rappresentata qualunque forma di problema. Ma qui all’Aquila registro tentativi di pressione sull’Ufficio da me diretto a cui competono funzioni specifiche esercitate in stretto raccordo con Palazzo Chigi. Da parte nostra siamo impegnati come ente regolatore ad accelerare le procedure laddove ciò sia possibile e sempre nell’ottica della tutela dell’interesse pubblico”

Tentativi di pressione respinti con forza al mittente. “Noi puntiamo ad aprire tutti i cantieri entro il 2018: con le tempistiche imposte dal nostro sistema di lavoro che prevedono 24 mesi otterremo il ripristino del centro storico entro meno di tre anni”. Ma ciò dipenderà anche da un livello adeguato di collaborazione di tutti i soggetti coinvolti, dagli amministratori di condominio, ai professionisti impegnati nella progettazione. Fino alle imprese e alle associazioni che le rappresentano. Che devono essere in grado di mettersi al lavoro in maniera adeguata al raggiungimento dell’obiettivo. Bene dunque la moral suasion. Ma dove non arriva la persuasione è bene fare di più.

Aumentando i controlli a campione e le ispezioni sui cantieri per capire non solo se si sta facendo quanto finanziato. Ma anche se le imprese abbiano messo in campo tutti i mezzi e la forza lavoro necessari a rispettare il cronoprogramma. “Queste ispezioni che intendiamo intensificare serviranno a verificare innanzitutto che quello che l’impresa sta realizzando sia compatibile con il contributo pattuito. Il mio compito e quello in generale di questo ufficio, tra gli altri, è di controllare che il denaro pubblico erogato venga utilizzato in modo adeguato, e che non vengano eseguite varianti in corso d’opera che comportino spese diverse da quelle previste”.

“Inoltre le ispezioni sono lo strumento per accertare che quello che deve essere fatto sia eseguito nel rispetto dei tempi stabiliti. I rallentamenti saranno giustificati solo a fronte di una motivazione evidente”. E va da sé, non sono meritevoli di valutazione né sottodimensionamenti nè altre scelte industriali o di altra natura economica che afferiscono alle aziende che intendono partecipare alla ricostruzione. Chi vuole lavorare insomma deve essere in grado di farlo: basta dunque cantieri fermi, chiusi o che lavorano a scartamento ridotto. “Abbiamo già eseguito una decina di controlli a campione. Da settembre chiederemo rinforzi dal Provveditorato, per aumentare il numero e il livello della qualità di quelli da effettuare sul campo”. Un team di tecnici specializzati “personale formato sul monitoraggio dei lavori relativi alle opere pubbliche che sarà utilizzata anche per i cantieri privati”.

Ma c’è di più. “Quando si decide di procedere con un’ispezione noi abbiamo il dovere di informare anche la Guardia di finanza e la Corte dei conti oltre che il Genio, i comuni e la Sovrintendenza. Perché “se è naturale che i soggetti privati avanzino richieste nel loro interesse, deve essere molto chiaro che l’Ursa è un organo istituzionale che persegue e tutela l’interesse pubblico” ripete come un mantra Fabrizi. Che è all’Aquila dal 2015. E che qui intende restare, senza deflettere nemmeno di un millimetro fino alla fine naturale del suo mandato nel 2018.

Niente sconti a nessuno, dunque. Nemmeno rispetto al nuovo sistema obbligatorio delle white list entrato in vigore finalmente da pochi giorni dopo essere stato annunciato da un anno alle imprese coinvolte nella ricostruzione. “Qui transitano miliardi di euro: si tratta del cantiere più grande d’Europa” ricorda Fabrizi. Che sottolinea di non fare un passo “senza essersi raccordato con il ministero dell’Interno. Le regole, del resto, sono molto chiare e vanno rispettate”. La partita è non solo delicata, ma di enorme valore economico. Alla fine tra prima emergenza e ricostruzione per il sisma del 2009 saranno stati spesi oltre 17,8 miliardi di euro. Secondo gli ultimi dati per il solo capoluogo, dal 2009 ad oggi sono state presentate circa 2497 pratiche per la ricostruzione nel centro storico pari ad un importo richiesto di 3,29 miliardi di euro e 10.850 pratiche per un importo pari a 1.633 miliardi per le periferie.

Numeri enormi anche per i cantieri già chiusi nel centro storico, 1210, mentre ne restano ancora da completare 494 e 793 sono quelli da avviare. Per le periferie risultano invece completati 9988 cantieri, 544 ancora aperti, 407 da avviare. E l’Usra non si occupa solo delle pratiche per la ricostruzione. Ma segue anche tutta la fase del recupero, classificazione e smaltimento macerie, oltre che la distribuzione dei fondi per la sostituzione edilizia, (ovvero il contributo per poter acquistare un’abitazione equivalente entro i confini comunali, ndr) e degli espropri dei terreni. Uno snodo cruciale che deve fronteggiare una sfida enorme e forse tante, troppe pressioni.

Silvia Grandoni - Maria Elena Cosenza