Terremoto, D'Alfonso ad Impaginato.it: presto Gentiloni a Campotosto, serve segnale da Palazzo Chigi


Il governatore abruzzese: "bisogna accelerare interventi, l'inverno non è lontano". Ma il Mibact impone di recuperare tra le macerie anche coppi, stipiti e ceramiche. E persino i balconi.


di Ilaria Proietti
Categoria: ABRUZZO
01/08/2017 alle ore 16:14



Il governatore della regione Abruzzo Luciano D’Alfonso torna a bussare alla porta di Palazzo Chigi. Questa volta per convincere il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni a rimuovere gli ostacoli burocratici che impediscono di intervenire in un’area tra le più colpite dal terremoto. “Sto tentando di convincere Gentiloni a venire entro il mese di agosto a Campotosto, un’area rasa al suolo per un buon 40 per cento dall’ultimo sisma” dice ad Impaginato.it il governatore abruzzese. Certo che, al carteggio già inviato a Roma su tutte le problematiche che riguardano il sito, debba seguire una visita del premier. In modo che si renda conto di persona dell’utilità di un intervento in deroga. Perché a Campotosto, dove a gennaio qualcuno aveva persino paventato un rischio Vajont dopo la riattivazione della faglia sotto la diga, le criticità sono diverse. Non solo per la ricostruzione futura, in un territorio colpito all’inizio dell’anno dalla duplice emergenza terremoto-neve. Ma anche, nell’immediato, per le casette prefabbricate che daranno alloggio a 70 persone. E persino per lo stoccaggio delle macerie il cui smaltimento rischia la paralisi dopo il vincolo posto dal ministero dei Beni culturali: “Con queste regole – tuona D’Alfonso – ci vorranno almeno 10 anni”.

 

“Campotosto è considerato uno dei luoghi più significativi dell’identità abruzzese. Ed è giusto che venga fatto ogni sforzo per recuperare quanto più possibile il patrimonio culturale colpito dal terremoto, anche per una questione di riconoscimento identitario da parte della popolazione. Ed in questo senso è particolarmente meritorio lo sforzo per salvaguardare gli elementi architettonici di interesse culturale” dice D’Alfonso. Che però invoca un margine di flessibilità che consenta di accelerare, almeno per la questione delle macerie. Necessario più che mai, dunque, la massima collaborazione di enti ed istituzioni, specie quelli della burocrazia romana. Che per il momento, almeno quanto al ministero guidato da Dario Franceschini sembrano non voler sentire ragioni.

 

Il Segretario generale del ministero, Antonia Pasqua Recchia infatti ha messo nero su bianco lo scorso 17 luglio, una direttiva che non lascia scampo sui tempi. Né a Campotosto e neppure agli altri comuni del cratere, a partire da Amatrice: imponendo di recuperare tra le macerie non solo i frammenti dei monumenti storici che si sono salvati. Ma pure materiali di altri edifici in tutto o in parte crollati, attraverso un’operazione che si preannuncia immane e che potrebbe richiedere anni. Ma cosa chiede di conservare il Mibact? L’elenco è presto fatto: stipiti, porte, soglie di porte e finestre, cornici, mensole e camini. E ancora: balconi, legno e metalli lavorati e persino i coppi dei tetti e le ceramiche. Tutte macerie che il ministero di via del Collegio romano considera non materiale da portare in discarica, ma veri e propri gioielli che dovranno essere stoccati in apposite aree da sottoporre a vigilanza e protezione dagli agenti atmosferici. Per poi essere passate alle cure di restauratori, archeologi e storici dell’arte. Tutto a spese del comune, della regione e dei singoli proprietari di questi immobili spesso di fine ‘800 e considerati di edilizia storica minore. E all'ulteriore prezzo di un allungamento dei tempi che si annunciano veterotestamentari. E allora sarà bene mettersi comodi.