La scommessa (già vinta) del Tg2 e il bisogno di "quel" giornalismo


Ci voleva un visionario futurista come Sangiuliano per confezionare un ricordo così denso e pregnante di Pasolini


di Francesco De Palo
Categoria: Editoriale
06/03/2019 alle ore 08:50



Lo hanno definito l'anti Curzi, in riferimento a quando l'allora vertice del Tg3 aveva dato vita alla cosiddetta Tele Kabul. Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2, accusato da più parti di aver confezionato un giornale in stile Tele Visegrad, ha le sue opinioni: legittime, come tutti. 

Ma ha fatto un passo in più nel guidare un tg vivace, stimolante e poco istituzionale (a quello ci pensa il Tg1). Ha pensato bene di fare giornalismo dinamico, proponendo inchieste, aprendo alla politica estera da sempre poco curata dal mondo dei media italiani, concentrati tout court solo nelle polemiche da bassa cucina tra Montecitorio, Palazzo Madama e qualche reality.

Invece Sangiuliano ha scommesso, puntando le sue fiches su quello che si definisce giornalismo alto: lo dimostra il fatto che molto spesso la notizia di apertura è una storia, un'inchiesta, una finestra sul Venezuela o sugli Usa, non il solito stantìo pastone politico che ha fatto il suo tempo.

Ulteriore prova di un impegno che, può anche non essere condiviso nel merito, ma che è oggettivamente accattivante, lo ha fornito ieri nell'edizione delle 20,30 con un servizio sul 97mo compleanno di Pierpaolo Pasolini.

Un bellissimo pezzo, condito dall'esperienza di chi negli ultimi anni si è impegnato in visite guidate nei luoghi che hanno caratterizzato la vita di uno dei maggiori intellettuali italiani: il grattacielo giallo di Monteverde, l'osteria dove consumò il suo ultimo pasto, le strade della periferia romana desiderosa di un futuro (oltre che di pane e salame), le inchieste scomode, il pioneristico film girato tra i Sassi di Matera quando l'Italia non sapeva dell'esistenza della Basilicata.

E vedere che un ricordo così pregnante è stato guidato da un giornalista che, per idee e trascorsi, è annoverato nel mondo della destra italiana, fornisce la cifra di tutto ciò: significa che la cultura, quando è declinata nel suo più alto splendore, non ha confini né barriere.

Che uno degli obiettivi pedagogici della comunicazione, e quindi di quel giornalismo finito troppo spesso in passato a raccogliere le briciole avvelenate che cadevano dal tavolo del potere, è proprio la formazione, accompagnando il fruitore in quel percorso di conoscenza indispensabile per combattere il Medioevo 2.0 in cui siamo piombati.

Pasolini in fondo è patrimonio letterario italiano, non di una parte o di un solo pezzo del Paese.

Ci voleva un visionario futurista alla guida del Tg2, dunque, per confezionare un ricordo così denso e pregnante di Pierpaolo Pasolini, nel giorno del suo 97mo compleanno. A dimostrazione di come il bisogno di cultura non sia né di destra né di sinistra, ma semplicemente humus di chi ha scelto davvero “un'altra (e un'alta) strada”.

 

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