Separazione delle carriere, tutti i sì alla proposta di legge approdata a Montecitorio


I commenti di Benedetto (Fondazione Einaudi), Bianco (Dc Abruzzo), D'Ambrosio (AvantiAbruzzo), Di Florio (+Europa)


di Emma Derossi
Categoria: ABRUZZO
22/02/2019 alle ore 14:31



La proposta di legge sulla separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri (e dividere il Csm)  è giunta in commissione a Montecitorio. Forza Italia è in forte pressing per far sì che venga approvata e anche La Lega si è detta favorevole. Tuttavia, il M5S si oppone, tant’è che la proposta non è neanche nel contratto di governo.

Ma la proposta di legge è nella giusta direzione o no? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Giuseppe Benedetto (presidente Fondazione Einaudi), al segretario regionale Dc Angelica Bianco, a Giorgio D’Ambrosio (Avanti Abruzzo) e al coordinatore abruzzese di + Europa Nico Di Florio

BENEDETTO 

“Il 31 ottobre 2017 abbiamo depositato in Parlamento le firme raccolte con il contributo della Fondazione Einaudi per la separazione delle carriere. La ritengo vitale, non importante. Prima di fare qualunque riforma (economia, società ecc.) è necessaria la separazione delle carriere. Senza questa separazione, l’Italia non verrà mai fuori dalle secche”. 

BIANCO

“Ritengo giusto separare le carriere. I giudici vanno separati dai pm. È una proposta ciclica che da molti anni va prendendo forma e ormai è avvalorata da 60mila firme…In qualsiasi Paese civile vi è separazione di carriere. Ritengo sia un passo giusto”. 

D’AMBROSIO 

“Innanzitutto bisogna riformare alcuni principi della struttura giudiziaria, iniziando dalla carcerazione preventiva che è una cosa aberrante e a seguire il pubblico ministero che ha facoltà di appellarsi anche quando l’imputato viene assolto in primo grado. Premesso ciò sono favorevole alla separazione delle carriere per un motivo molto semplice: evitare una sorta di commistione. Credo che ne andrebbe a guadagnare la capacità di indagine che oggi viene spesso delegata alle forze dell’ordine: essere specializzati in un mestiere vuol dire essere più autorevoli nel proprio lavoro. In questo modo si evita ciò che avviene spesso, ossia che lo stesso giudice dallo stesso palazzo cambi stanza e funzioni…Come tra politici ci si incontra, anche i giudici parlano tra loro. Non dico che possano essere influenzati ma il dubbio legittimamente potrebbe esserci”. 

DI FLORIO

“Sono assolutamente favorevole. Di separazione delle carriere ne sento parlare da quando ero adolescente. È un taboo che la nostra democrazia avrebbe dovuto superare da tempo, con maturità, e senza lasciar prevalere interessi e contrapposizioni di tipo corporativo. 
Non dobbiamo dimenticare che il tema essenziale è quello delle garanzie costituzionali: nel processo accusatorio è fondamentale eliminare, anche a livello di carriera, ogni forma di condizionamento tra chi riveste il ruolo di accusatore, e cioè il pubblico ministero, e chi ha la funzione dell’arbitro, ovvero l’organo giudicante. 
Quindi ben venga la creazione di due CSM purché siano pienamente in condizione di tutelare l’indipendenza della magistratura che resta un caposaldo di ogni stato di diritto. Riforme di questo tipo richiederebbero la più ampia condivisione possibile da parte delle forze politiche e degli ordini interessati. Per questo auspico che l’ANM non ostacoli questo tentativo ma, al contrario, partecipi attivamente a migliorare il sistema giustizia del nostro Paese. 
In sostanza, non avrei paura di una buona riforma. Piuttosto, visti i precedenti del governo in materia di giustizia, mi preoccuperei di scriverla bene”.

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