Il peggio in comune tra le lacrime di Wanda e il voto sulla Diciotti di Rousseau


Sono il frutto malsano di un mondo in decomposizione, che si pavoneggia sulla rete ma che non ha un briciolo di coraggio reale


di Paolo Falliro
Categoria: ABRUZZO
18/02/2019 alle ore 15:13



Si pavoneggiano sulla rete, come se fossero super uomini o super donne. Tutto perfetto, dalle cosce alla trasparenza che si eleva fino alla grande onestà. Salvo poi aprire gli occhi e toccare con mano un mondo in lenta decomposizione, che puzza da un chilometro di distanza.

Cosa hanno in comune le lacrime televisive di Wanda Nara (moglie e procuratrice del calciatore Mauro Icardi) e la pseudo-consultazione sul caso Diciotti decisa dalla Casaleggio sulla piattaforma Rousseau?

In apparenza forse nulla ma, scartavetrando la vernice semi fresca e quella patina di sciatteria che caratterizza questo medioevo 2.0 italico, ecco affiorare il vulnus.

Sono entrambi figli di un grandefratello al cubo, quella cosa appiccicosa, gelatinosa e fuorviante come il fotoshop che si è fatta stella cometa per tutti i campi. Dallo sport alla politica, dalla giustizia alle chat di genitori e corsi di danza è un proliferare di schemi simil Wanda-Rousseau. Come se ormai non valesse più la logica del “due più due fa quattro”.

Solo immaginare di svuotare l'organo principe della rappresentatività di un Paese è la spia di questo disegno web-egemonizzante che, forse, nemmeno vecchi megalomani come Stalin o Pol Pot avevano mai solo abbozzato. Tra l'altro l'articolo 68 ricorda che “i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni”.

Come, mai si era visto, prima d'ora, una soap opera televisiva raccapricciante con la moglie-procuratrice-soubrette-twittarola che in diretta si trasforma in suora di clausura addolorata per ciò che sta accadendo al marito, che se la passa talmente male da incassare circa 5 milioni di euro all'anno.

Tenendo ben lontana la retorica, vale però la pena di sdegnarsi almeno un po'dinanzi a cotanta paccottiglia.

Chi li difende agita lo spettro del femminismo da un lato e della vecchia politica assistenzialista dall'altro. La verità è che entrambe sono il frutto malsano di un mondo in decomposizione, che si pavoneggia sulla rete ma che non ha un briciolo di coraggio reale. 

Coraggio (o attributi) di metterci la faccia, ammettere di aver sbagliato e provare a ricominciare. Invece hanno scelto la strada opposta che, oggi o domani, conduce al più mediocre oblio. E solo a quello.

 

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