Di Sabatino è certo: "La sconfitta di Legnini sarà un nuovo inizio per i lib-dem"


"Fanno tenerezza Quagliarello o Di Giuseppantonio qui che provano a voler stare in questa componente"


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
15/02/2019 alle ore 16:24



"La sconfitta di Legnini sarà un nuovo inizio per i lib-dem". Così Renzo Di Sabatino, segretario regionale Pd che affida a Impaginato la sua analisi sul post voto alle regionali d'Abruzzo.

Quali prospettive si paventano col nuovo assetto destracentro d'Abruzzo?

Bisognerebbe chiederlo a loro ma da ciò che posso notare dalle prime avvisaglie, la Lega cercherà di imprimere una chiara leadership a prescindere dal fatto che il presidente sia di Fratelli d’Italia. Secondo me sarà una Regione in cui predominerà la componente leghista. 

Si tratta di uno schema che è possibile ripetere anche a livello nazionale?

Assolutamente sì ma ormai è evidente che la Lega sta fagocitando il centrodestra e sta sostanzialmente lanciando una Opa. Questo perché nel centrodestra le altre forze o sono leader di una componente piccola come Fratelli d’Italia, sempre più schiacciata dal movimentismo oppure di un partito incentrato su Berlusconi che non ha più lo smalto di un tempo. Il punto è cercare di capire se quella parte liberale, moderata del centrodestra vuole continuare a far finta di niente e quindi a stare con loro pur di stare al potere oppure vuole comprendere di doversi staccare dal populismo di Salvini. Fa tenerezza vedere Quagliarello o Di Giuseppantonio qui che provano a dire ‘Dobbiamo stare in questa componente, il centrodestra ovunque vince…’. Non vince il centrodestra unito, vince la Lega con un cespuglio. 

Si può dire che per i 5 stelle è iniziata la fase più critica?

I 5Stelle sono andati in crisi nel momento in cui sono andati al governo e si sono misurati con i vari problemi dell’Italia. Tra l’altro, dall’opposizione potevano tranquillamente dire ed essere contro il sistema, contro destra e sinistra ma quando sei lì a governare la prima sciocchezza che senti è che non ci sono più destra e sinistra. Destra e sinistra ci sono ancora, declinati in modo diverso dal passato, in modo molto più moderno. Quindi esplodono le contraddizioni di un movimento in cui c’è tutto e il contrario di tutto. 

A Legnini va riconosciuto il cosiddetto “onore delle armi”?

No, perché l’onore delle armi si dà a chi è sconfitto e come si dice, va a casa. Non mi sembra sia questo il caso di Legnini. Lui ha sicuramente perso insieme a noi (forse più noi che lui) però è pur vero che si tratta di una sconfitta non solo dignitosa ma che sostanzialmente inizia a far trasparire un’inversione di tendenza.

Quale?

Quella che comunque c’è un campo che non sta sotto al 20% come tutti i sondaggi danno a livello nazionale ma è un qualcosa di diverso che sta sopra una percentuale del 30% se non ci fosse stata la mossa vincente di Salvini, ossia quella di venire nella nostra Regione parlando di temi nazionali, andare per 15 giorni in prima serata con la felpa dell’Abruzzo ed entrare in tutte le case degli abruzzesi, “spostandoli” a votare. Che poi, con molta probabilità il centrodestra avrebbe vinto ma non con quello scarto sia perché avrebbe preso meno voti in termini assoluti, sia perché forse una parte non avrebbe votato destra. Ha fatto un’operazione politico elettorale studiata e in quel modo ha fatto campagna elettorale nelle case degli abruzzesi. 

Lo schema di Legnini può essere paragonabile a ciò che intende costituire Calenda a Roma?

È possibile ma bisogna comprendere il campo a cui ci si rivolge. Per esempio, io sono tra quelli che pensano che il problema più grande del Partito Democratico di centrosinistra sia quello di non avere una linea politica, su nulla. Sul reddito di cittadinanza non ci si può limitare a dire: “Così non funziona”. Qual è il problema del reddito di cittadinanza? Ci sono due questioni: la prima, è una misura che davvero sfavorisce l’occupazione? In quel caso si può prendere posizione e dire: “Siccome è una formula che non favorisce occupazione perché non la si crea con i centri per l’impiego ma con lo sviluppo e con gli investimenti, non sono d’accordo perché é totalmente sbagliata”. 
In alternativa, si può prendere un’altra linea e dire: “La misura è giusta perché dobbiamo combattere le diseguaglianze ma non esiste che per combatterle si debba fare un ulteriore debito a danno di chi verrà dopo”. Per queste ragioni, bisognerebbe avere il coraggio di dire che ci vorrebbe una tassa patrimoniale magari da un certo livello di patrimonio in su. In questo modo la gente comincerebbe a comprendere la situazione. 

Quindi?

Quindi il punto non è tanto se l’idea di Legnini sia uguale a quella di Calenda ma qual è il campo a cui si rivolge. In quest’ottica, mi sembra che Calenda guardi a quella parte moderata che non si riconosce più nei valori che potevano essere del centrodestra e quindi vada su quel campo lì (che rappresenta anche un pezzo sociale). L'altra parte guarda al campo del centrosinistra tradizionale per poi allargarlo.

E le differenze?

Bisogna cercare di capire e vedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Su questo mi permetto di dire che il Pd non è assente né potrà essere un comprimario. Il Partito Democratico, inteso come partito e  come contenitore di tutte quelle persone che amministrano quali i sindaci e segretari di circolo sono una parte importante. Voglio dire, non esiste una società civile che rappresenti il civismo fuori e una società incivile fatta di chi abbia ancora il coraggio di ritenere che una forma partitica possa essere utile a una democrazia. 

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