Stipendi in Regione Abruzzo, il taglio che nessuno vuole


Consiglieri supplenti: la legge c'è, approvata l'8 agosto


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
15/02/2019 alle ore 08:32



E’ il nodo più grosso che si troverà ad affrontare il neo governatore della Regione Abruzzo Marco Marsilio: quello dei consiglieri supplenti e dei relativi stipendi. Perché la legge c’è, approvata l’8 agosto dalla maggioranza, con Luciano D’Alfonso ancora in carica, ma i punti oscuri sono tanti. Il primo riguarda proprio le indennità. 

Insomma: la legge numero 25 aumenta il numero dei consiglieri regionali, senza dirlo espressamente ma lo fa, che passano da 31 a 36. E stabilisce allo stesso tempo che la carica di assessore è incompatibile con quella di consigliere: fatto sta che un consigliere, appena nominato assessore, viene sospeso da consigliere e al suo posto entra un supplente.

Lo stipendio da consigliere continuerà a prenderlo lo stesso, in aggiunta a quello di assessore, così dicono all’Ufficio legislativo. E lo stesso stipendio però dovrà prenderlo anche il supplente. Come si fa allora a garantire che il budget resti invariato, così come stabilisce la legge?

Difficile, un’arrampicata sugli specchi. Al momento la legge non dice niente al riguardo: quei soldi però da qualche parte devono uscire. Il taglio generalizzato degli stipendi del 18 per cento (per garantire le sei nuove indennità ai supplenti), così come teorizzava Lorenzo Sospiri, capogruppo di Forza Italia, non è previsto dalla legge ma dovrebbe essere deliberato dall’Ufficio di presidenza che come è noto, è composto anche da rappresentanti dell’opposizione. Per approvarla occorre la maggioranza, se non proprio l’unanimità, come d’altronde è tradizione dell’Ufficio di presidenza. Saranno quindi tutti d’accordo, anche l’opposizione, a tagliarsi lo stipendio per finanziare i supplenti degli assessori? Lo farà il centrosinistra, lo faranno i Cinquestelle che già di loro si tagliano gli stipendi? Difficile stabilirlo adesso. Ma ci sono anche altre soluzioni alternative, al vaglio della Regione, nell’ipotesi non troppo remota che i consiglieri non vogliano rinunciare a un migliaio di euro al mese.

Una è il taglio delle spese dei gruppi, che ammontano a 57 mila euro l’anno per ogni consigliere solo per le spese del personale e altri settemila per le spese di funzionamento. In tutto quindi 64 mila euro a consigliere regionale. Una bella somma, soprattutto se moltiplicata per 36. Un’altra è la riduzione delle spese del Consiglio regionale, ma la riduzione dovrà riguardare spese strutturali, cioè quelle che durano nel tempo: quindi i turnover del personale, per esempio. Insomma, una bella gatta da pelare.

L’unica cosa certa è che le indennità non possono essere aumentate, grazie a una norma introdotta dal governo Monti.

Ma non è la sola insidia, questa qui, della legge approvata ad agosto scorso. Ce n’è un’altra, che preoccupa molto i consiglieri in procinto di diventare assessori: non è scritto da nessuna parte in modo chiaro che chi va a fare parte dell’esecutivo conservi poi davvero il ruolo di consigliere. E’ scontato, dicono in molti, nel momento in cui viene stabilito che un assessore deve essere anche consigliere regionale. Ma scontato quanto ci pare, i cavilli sono cavilli e sono fatti per essere impugnati.

Insomma, la modifica della legge elettorale, appena fatta, è già pronta per la revisione.

ps: E la nomina degli assessori (e dei supplenti) risentirà anche del nodo stipendi: molti dovranno accettare l’incarico al buio, perché l’ufficio di presidenza sarà nominato dopo l’insediamento e alla fine di marzo arriverà il primo cedolino.

 

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