Tra oriente e occidente manca la politica, ecco perché la Turchia è una trottola impazzita


Il golpe farlocco del 2016 ha voluto forse far scoccare una scintilla in un deposito di carburante: infatti da quelle settimane è cambiato il sistema parlamentare


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
13/02/2019 alle ore 18:00

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L'economia turca non sta ancora bene in salute, ma il governo decide per esercitazioni navali in grande stile e per nuovi investimenti nel settore degli armamenti. Il ministro delle finanze Berat Albayrak ha definito il recente aumento dei prezzi alimentari "terrorismo alimentare", mentre il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha replicato con una mossa sociale: ossia che il suo governo vorrebbe vendere prodotti di base a prezzi ridotti.

Una reazione schizofrenica, basata più che altro su slogan e mosse ad effetto invece che su azioni ponderate. La crisi dei prezzi si somma allo status precario dell'economia di Ankara zavorrata da una concezione peculiare a quelle latitudini dell'economia: non una scienza numerica ma un terreno dove arare a seconda dei desiderata del potente di turno.

E il crollo record della lira turca nel 2018 lo dimostra ampiamente, al di là di ogni strumentale polemica.

In precedenza, però, avevamo assistito ad uno sviluppo record: non vanno dimenticati i numeri di quegli anni, con il Pil cresciuto da 273 miliardi di dollari nel 2000 ai 851 miliardi nel 2017. Ma poi qualcosa si è rotto in questa Disneyland sul Bosforo, tra scandali di corruzione che hanno toccato dal di dentro, non solo mezzo governo, ma finanche la famiglia Erdogan con la ong di uno dei suoi figli.

Il golpe farlocco del 2016 ha voluto forse far scoccare una scintilla in un deposito di carburante: infatti da quelle settimane è cambiato il sistema parlamentare turco, con un leader padrone sprovvisto di contrappesi democratici. Tutti gli oppositori sono finiti in carcere, con un uomo in testa che ha anche avuto il tempo di ordinare un Air Force One e farsi costruire un palazzo da duemila stanze.

Il problema risiede nelle prospettive: fino a un lustro fa la Turchia aveva l'aspirazione di entrare nell'Ue anche come un riconoscimento di orgoglio proprio. Oggi, visto e considerato che i capitoli aperti su diritti umani e giustizia di fatto lo impedirebbero, ecco lo sguardo di Erdogan spostato al Medio Oriente, al gas a Cipro e ai fronti caldissimi del mare nostrum come Libia e Siria.

Non c'è più la voglia sociale di Europa, forse perché quell'Europa inizialmente immaginata non è mai nata, non c'è più il passo verso un dialogo interculturale.

Solo propaganda e voglia di fare business in ogni dove. Senza costrutto, senza tragardi e senza humus.

Insomma, senza politica.

 

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