L'autocritica di Lolli (prima dell'addio)


Il vicepresidente della Regione Abruzzo scrive ai dipendenti


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
08/02/2019 alle ore 07:52



Addio con autocritica. E’ una lettera aperta e leale quella che scrive il vice presidente Giovanni Lolli ai dipendenti della Regione Abruzzo. Una lettera che mette in primo piano il problema della sicurezza del luogo di lavoro e delle condizioni difficili in cui molti sono costretti a operare. Il riferimento è alla sede di viale Bovio, dalla quale sono stati trasferiti quasi tutti i servizi regionali tranne i Trasporti: e inutilmente in questi mesi è stata avviata la ricerca di una sede alternativa, al momento la pratica è bloccata forse a causa di qualche resistenza interna. 

“Sono consapevole delle condizioni difficili in cui siete costretti ad operare: distribuiti in due città e in decine di sedi, diverse delle quali inadeguate e alcune recentemente dichiarate addirittura inagibili. Da assessore alle attività produttive ho lavorato nella struttura di via Passolanciano a Pescara e conosco le condizioni assurde nelle quali vi si lavora”.

E qui Lolli fa ammenda:

“Una delle maggiori autocritiche che sento di dovermi fare è quella di non essere riuscito negli ultimi cinque anni ad affrontare questo problema e quanto sia stato sbagliato attardarsi nel perseguire indicazioni già impostate dalla precedente amministrazione”.

Sbagliato, dice Lolli senza mai nominarla, puntare tutto sulla City e così ritardare la soluzione doverosa alla frammentazione delle sedi.

Sono stati anni difficili, aggiunge il vice presidente, “e questi ultimi quattro mesi particolarmente complessi”. Ringrazia i dipendenti per i risultati raggiunti e aggiunge di essere consapevole che

“molti altri risultati non sono stati raggiunti a causa di limiti incertezze tutti addebitabili alla gestione politica, cioè annoi in modo particolare a me per il ruolo che ho ricoperto”.

Una frase significativa, in conclusione:

Il mio valore imprescindibile è il rispetto per il lavoro e le persone. A questo principio ho cercato di restare coerente e fedele nel corso di questi cinque anni, occupandomi col massimo sforzo di coloro che il lavoro lo hanno perso o rischiano di perderlo, di quelli che lo cercano e anche di coloro, come voi, che il lavoro ce l’hanno ma chiedono, anzi giustamente pretendono,, che sia rispettato e apprezzato”.

Il rammarico, forse, per la vertenza Intecs dell’aquila: dopo 13 mesi ininterrotti di presidio nel camper parcheggiato di fronte a Palazzo Silone e impegni e trattative, per i ricercatori licenziati non c’è ancora nessuna certezza di ricollocazione. Una storia bruttissima.

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