Chi ha paura della nuova mossa bulgara sul gas?


Il gas naturale russo dalla Turchia alla Serbia ha un nuovo vettore: veti, controveti e geopolitica


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
07/02/2019 alle ore 14:29



Chi ha paura della nuova mossa bulgara sul gas? La Bulgaria si è impegnata a costruire un nuovo gasdotto per gas naturale russo dalla Turchia alla Serbia. La mossa segue l'impegno di tre players, ovvero Gazprom, Bulgartransgaz e la svizzera MET.

Si tratta di un progetto da 1,4 miliardi di euro che potrebbe rafforzare la dipendenza dell'Ue dal gas e "minare la sicurezza ucraina", temono i diplomatici europei e degli Stati Uniti.

Alla fine di dicembre Bulgartransgaz ha lanciato una gara d'appalto per la costruzione di un nuovo gasdotto lungo 484 chilometri con partenza dal sito di Nova Provadia. La scadenza per le offerte cadrà il prossimo 15 febbraio e si può ben immaginare cosa porterà in grembo. 

Il gasdotto TurkStream ha una capacità totale di 31,5 miliardi di metri cubi, di cui la prima linea trasporterà una capacità di 15,75 miliardi di metri cubi di gas russo ai consumatori turchi. La seconda linea porterà altri 15,75 miliardi di metri cubi di gas in Europa attraverso la Turchia.

Proprio la seconda linea dovrebbe passare attraverso la Bulgaria, quindi il nuovo gasdotto TurkStream potenzialmente passerà dalla Turchia alla Bulgaria, toccando Serbia, Ungheria e Slovacchia. Una mossa che si inserisce all'interno della nuova geografia dei gasdotti con il Tap quasi ultimato e l'Eastmed pronto a partire, con i lavori che dureranno cinque anni.

E'attorno a queste due opere che si sta snodando la politica estera di praticamente tutti i paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo e che si sono iscritti, rispettivamente, al partito di chi tifa per la diversifcazione degli approvvigionamenti energetici europei e chi tifa per lo status quo.

E'evidente, di contro, che il nuovo quadrumvirato del gas, composto da Israele, Egitto, Cipro e Grecia si è cementato anche sotto l'ombrello del protettorato Usa che spinge per una trasformazione completa della politica energetica europea. E lo slancio bugaro in direzione di Ankara e Mosca porterà inevitabilmente con sé anche una serie di contro mosse.

Perché, se è vero come è vero che la guerra fredda è terminata, è altresì pacifico che non vi sono più due soli blocchi in costante contrapposizione. Ma ramificazioni socio-politiche che vivono di impulsi economici e di influenze, prima che di ideologie o trattati.

 

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