La versione di Garpez: adesso...bbasta


I ragazzi ascoltano testi diseducativi e li condividono per un apparente spirito di ribellione che, in realtà, è sintomo di debolezza e solitudine


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
22/01/2019 alle ore 08:44



Non sono un navigatore di Facebook di lungo corso. Ammetto di frequentare questo social da circa quattro o cinque anni e ritengo che diversi argomenti e “post” che vengono condivisi siano utili e divertenti. 

Ad esempio gli aggiornamenti di cronaca politica e giudiziaria o le ultime notizie dall'Italia e dal mondo.

E poi ci sono le “pagine”, ossia quei profili aperti e dedicati all'approfondimento ed alla trattazione di un particolare tema, molte delle quali hanno ricevuto una mia “spolliciata” in segno di “like”.

Tra le mie pagine preferite, ce n'è una che rievoca lo stile di vita degli anni ottanta e novanta, pubblicando articoli o fotografie che descrivono le mode dell'epoca in materia di abbigliamento, di programmi tv o di metodi educativi che i nostri genitori così premurosamente ci riservavano.

A casa mia, ad esempio, già a metà degli anni ottanta mia madre sperimentava un drone rudimentale, ma di comprovata efficacia che, da calzatura da riposo era capace di trasformarsi, nel giro di qualche secondo, in un oggetto volante non identificato indirizzato con precisione millimetrica verso le mie terga.

Ecco, di questo non ho esattamente nostalgia, quanto piuttosto della musica di venti o trent'anni fa, quando i testi delle nostre canzoni preferite, anche quelle considerate più “hard rock” o “heavy metal”, cercavano comunque di insegnarci qualcosa di positivo.

Per carità, anche tra i vari gruppi e cantanti dell'epoca le eccezioni negative non mancavano, ma – appunto – si trattava pur sempre di eccezioni e non di regola.

Oggi, invece, ogni due giorni per tre esce una nuova corrente musicale, il cui massimo esponente di turno, osannato da folle di giovani e giovanissimi, nella migliore delle ipotesi si concia come una bambola daltonica e si esprime utilizzando un vocabolario i cui termini vanno dall'ingiuria alla volgarità più becera e gratuita.

Per non parlare dei testi. Veri e propri inni alla trasgressione, all'eccesso, all'egoismo più spinto. Sino ad arrivare a spronare il branco all'uso di droghe. Ed infatti uno di questi “trapper” (mi pare si dica così) è stato oggetto di un esposto da parte di due senatori di Forza Italia affinché la Procura della Repubblica di Pescara indaghi per il reato di pubblica istigazione all'uso di sostanze stupefacenti.

Ma il problema non sarebbe tanto questo (anche se è già abbastanza).

Il punto vero è che i ragazzi che ascoltano questi testi diseducativi li condividono per un apparente spirito di ribellione che, in realtà, è sintomo di debolezza e solitudine.

Perché il branco, una volta spenti i riflettori del concerto, si disperde, ed i lupi famelici tornano ad essere cuccioli indifesi, spaventati ed impauriti dal loro stesso mondo.

In attesa che un nuovo guru dia loro l'impressione di un momentaneo delirio di onnipotenza.

 

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