Verso le regionali: che domenica bestiale


Sfide, accuse, colpi bassi, retroscena e controretroscena, e due donne col coltello tra i denti


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
21/01/2019 alle ore 13:20



Un parapiglia, una domenica di fuoco. Sfide, accuse, colpi bassi, retroscena e controretroscena, e due donne col coltello tra i denti. Insomma, una domenica da non dimenticare. Che comincia al padiglione del porto turistico di Pescara che suo malgrado diventa  il set di queste elezioni, il metro, l’ordine di misura, il gradimentometro, il telofacciovedereio.

Così, dopo Giovanni Legnini e nel suo piccolo Antonio Di Marco, anche il candidato del centrodestra Marco Marsilio ha scelto quel  posto per la presentazione del programma, per dimostrare che se dall’ex vice presidente del Csm c’era una folla immensa, da lui c’era una folla immensa più uno. Nessuno li ha contati, ma i presenti erano tantissimi. E non fa niente se sono comparse, o come dicono i cattivi, trecento venuti apposta da Roma a fare il tutto pieno. Il fatto è che magari le sale piene servissero davvero a misurare gli umori della gente: le sale piene spesso sono piene di sostenitori, staff, candidati e parenti. 

Ma ieri il protagonista assoluto è stato l’Udc, a causa delle parole di Gianfranco Rotondi, pronunciate sabato e annunciate con comunicati roboanti: un patto 5 stelle-Lega per far perdere il centrodestra, ha detto il leader della Dc, e lo dimostrerebbe la scelta di un candidato debole come Marsilio

 

“Si vuole far perdere l’Abruzzo al centrodestra e noi con questa lista siamo determinanti con il 6,6% che i sondaggi danno alla Democrazia Cristiana, – ha detto Rotondi – siamo determinanti per la vittoria di Marsilio. E a sua insaputa lo eleggeremo presidente della Regione. Sono stato contattato qualche mese fa da amici giornalisti vicini ai Cinquestelle – ha spiegato – e mi hanno detto ‘guarda che ti candideranno presidente’. Io dico, guardate lo reputo davvero difficile, perché la mia sarebbe una candidatura debolissima. ‘Vedrai che cercheranno una candidatura debole – hanno aggiunto – e lungo la strada faranno di tutto per renderla ancora più debole, perché i patti sono che l’Abruzzo deve andare ai Cinquestelle”.

Un apriti cielo: il centrosinistra cavalca la notizia, il centrodestra si affanna a smentire.

Poi Marsilio che fa, zitto zitto riapre all’Udc, a tutti tranne che alla moglie di Gerosolimo e a Mario Olivieri, “persone che non avranno nulla a che spartire col nostro governo alla Regione Abruzzo”. Per tutti gli altri, braccia quasi aperte. Di Giuseppantonio, coordinatore dell’Udc, gongola di felicità: 

“Apprendo con piacere le dichiarazioni del candidato presidente Marco Marsilio, soprattutto laddove egli riconosce l’utilità che nella coalizione siano rappresentati i principi cristiani e liberali e che i candidati della lista Udc-Dc-Idea siano messi al più presto nelle normali condizioni di correre con il proprio simbolo. In Abruzzo abbiamo dato vita ad un gruppo unitario dei moderati, fondato particolarmente sul valore cristiano della solidarietà , che affonda le radici nell’area cattolica e laica ispirata all’esperienza del Partito Popolare Europeo”.

La reazione di Giovanni Legnini, a Rotondi & c. è lapidaria: 

“Le rivelazioni che l’onorevole Rotondi ha fatto oggi hanno dell’incredibile. Affermazioni che denotano il caos che regna nella coalizione di destra, dove da mesi si susseguono accuse reciproche e attacchi tra alleati. Ciò dimostra che si tratta di una coalizione divisa e molto lontana dai problemi della nostra regione e conferma la necessità di darle una rappresentanza forte e autorevole. La rivelazione dell’onorevole Rotondi ha ancora più dell’incredibile, se si considera che comunque i voti del suo partito, l’Udc, vanno a sostegno del senatore Marsilio, che tuttavia ha disdetto l’accordo di coalizione lo stesso giorno di presentazione delle liste. Appare sempre più chiaro che non vinceranno né Lega né 5 Stelle ma la nostra coalizione civica e popolare.” 

 

Letto Legnini, anche il coordinatore di Forza Italia si affretta ad affondare il coltello contro Rotondi e contro Lorenzo Cesa che invece conferma che le candidature della moglie di Gerosolimo e di Olivieri erano state comunicate a Marsilio e a tutta la coalizione: 

“Il complottismo appartiene a chi agita certi fantasmi per bassi usi strumentali e utilitaristici. Forza Italia, al momento della composizione delle liste per le elezioni regionali, ha sottolineato l’inopportunità di candidature che richiamavano espressamente una stagione della politica, quella del centrosinistra, che gli abruzzesi stanno ancora pagando sulla loro pelle. Non abbiamo avuto né cognizione diretta o indiretta né tanto meno alcuna informativa dall’Udc sull’inserimento in lista di candidature sulle quali era stata sollevata più di una legittima perplessità. Quanto sostenuto in queste ore da Lorenzo Cesa, quindi, non corrisponde affatto a verità”.

 

Va in onda a distanza invece la contesa tra le due sindachesse, quella di Prezza Marianna Scoccia, moglie di Gero, e quella di Pratola, Antonella Di Nino. Le parole che volano sono rancore, rabbia, invidia e infelicità. Le due donne se le danno di santa ragione a colpi di comunicati e post su Facebook, la seconda accusata di non volere la signora Gerosolimo in lista, la prima che la addita come una donna invidiosa. 

 

Alle nove di ieri mattina la Di Nino, in completo ginnico e all’aria aperta, sorridente, scrive: 

“Ieri pomeriggio sono stata tacciata di essere una persona infelice da una candidata che allo stato attuale risulta essere tale solo per una “sveltina del marito”. E rispetto alla quale non ho messo alcun veto di natura personale ma solo e soltanto politico. Ho infatti chiaramente detto e senza mai nascondermi che la nostra coalizione non doveva fare accordi con chi aveva governato ed appoggiato il governo D’Alfonso e soprattutto con chi passa da destra a sinistra per poi ritornare a convenienza a destra passando per un presunto civismo”. 

E poi l’affondo: 

“La mia soddisfazione e felicità la trovo nella mia famiglia, nella mia vita privata e con la professione, senza ostentazione. E non devo elemosinare candidature che, al contrario, mi vengono sempre offerte senza dimenticare che proprio per questa competizione non ho rifiutato il posto in lista ma la possibilità di giocarmi la candidatura alla Presidenza della Regione.Mi dispiace, quindi, che la candidata abbia confuso un veto politico posto da quelle tante persone, me compresa, che fanno politica seriamente per il territorio e non “clientelare” e sempre dalla stessa parte, con un attacco alla sua felicità. Ma questo lascia pensare che la sua felicità passi solo attraverso la sua eventuale elezione. Se così fosse, le auguro di trovare felicità anche in altri aspetti della vita proprio così come faccio io, in modo tale da non ritrovarsi infelice in caso di mancata elezione”.

 

A tamburo battente la risposta della Scoccia, che alla stessa ora posta foto domestiche, scattate con i figli e il marito: 

“E anche questa mattina continuano gli attacchi su di me…. Ma ormai è evidente a tutti il rancore e la rabbia…. La mia felicità? Eccola…..Continuo per la mia strada con voi al mio fianco e senza AVERE PAURA in questa dura campagna elettorale….#Ognigiorno….”.

Può bastare? 

Non ancora: ieri l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco ha annunciato una conferenza stampa: spiegherà chi appoggerà a queste elezioni, “a seguito della sua esclusione dalle liste, illustrando le ragioni del suo impegno in questa campagna elettorale per far vincere il candidato presidente del campo largo”. 

Notare che lui Legnini non lo nomina e il copyright della definizione, presidente del campo largo, è sicuramente di Luciano D’Alfonso. Che non sa come rientrare in scena: su Facebook fa girare post sponsorizzati sulla sua attività di senatore e all’Aquila, durante la presentazione del programma di Legnini, un applauso se l’è beccato guadagnato persino Gianni Chiodi ma il nome di Dalfy non è stato neppure sussurrato, nè nel bene né nel male. Una psico-rimozione di gruppo.

ps: i due, Dalfy e Di Marco, appoggeranno Antonio Blasioli, un ex nemico. Ma che si convochi addirittura una conferenza stampa per dirlo, dimostra soltanto che c’è una forte crisi di astinenza da visibilità.