Atene protesta: la Macedonia è greca. Ma l'accordo di Prespa si farà


In 60mila sfilano contro l'inciucio tra Skopje e Tsipras. E poi nessuno si dolga se la gente indossa il gilet...


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
20/01/2019 alle ore 19:40

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In 60mila sfilano ad Atene per il no al nome Macedonia che i due governi hanno deciso di dare alla Fyrom. Sembravano i giorni delle proteste anti troika per le strade della capitale ellenica: grida, slogan, pathos e tanta partecipazione per una manifestazione trasversale.

Hanno detto no alla decisione del premier greco Tsipras persino gli esponenti della cosiddetta nomenklatura di sinistra, con musicisti e attori tra cui il 90enne Mikis Theodorakis, schieratisi apertamente contro quella politica che cancella la storia in nome di un accordo che gli farà probabilmente perdere le elezioni ma prenotarsi una nuova poltrona, se è vero come si dice che è pronto per lui un incarico internazionale.

Anche dagli Usa sono arrivati in Grecia alcuni manifestanti, aderenti al Comitato per la lotta Macedonia, composto dalla Federazione panellenica delle Associazioni Culturali di macedoni e dal Pan-macedone degli Stati Uniti. Gli stessi che scrissero una lettera-appello al Presidente Obama per spiegargli che la Macedonia è e resta una regione della Grecia e questa soluzione è solo il prologo del pasticcio europeo sul post conflitto balcanico.

In duecento, tra scienziati e archeologi, rivolsero anche un appello all'allora Presidente americano: erano guidati dal professor Stephen Miller, docente presso l'Università della California e uno dei più importanti studiosi di archeologia del mondo. Nella lettera scrivevano che la provincia settentrionale della Grecia è stata chiamata Macedonia per circa 3.000 anni, inoltre è noto alla storia che i macedoni erano greci e che, di fatto, Alessandro Magno si considerava un discendente di Achille ed Ercole per cui “c'è qualche dubbio su questi fatti storici?”.

Nella missiva, corroborata da migliaia di prove e testimonianze, gli accademici osservavano che non c'era alcuna lingua macedone distinta dal greco, e che Alessandro Magno era identificato come greco e il suo tutore, Aristotele, certamente gli parlava in greco e non in slavo.

Ma la politica che sta guidando l'Europa in questo Medioevo 2.0 in cui ci troviamo ha deciso per una mossa che nulla ha a che vedere con la realtà storica, calpestando fatti e uomini.

E non desti stupore se poi genti e popoli perdono pazienza e lucidità e indossano gilet per urlare tutto il proprio disagio. Il problema, semmai, è se dai gilet si dovesse passare alle baionette. Allora sarebbero davvero guai.

 

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