Berlusconi candidato alle europee: flop o nuova vita?


L'annuncio dall'ex presidente del Consiglio dalla Sardegna


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
18/01/2019 alle ore 13:54



Silvio Berlusconi scende di nuovo in campo e si candida alle elezioni europee. Lo ha annunciato lui stesso da Quartu, in Sardegna, dove sta trascorrendo due giorni di tour elettorale per le suppletive del collegio della Camera. Dopo essere stato riabilitato nel maggio 2018, l’ex premier è tornato candidabile.
Fa bene, dunque, il cavaliere, a ricandidarsi alle europee dopo il caso della decadenza dal Senato? Con quali prospettive per Forza Italia, sostituire il M5s in un governo con la Lega oppure per una nuova alleanza tra moderati anti populismi?

Impaginato.it lo ha chiesto all’ex ministro delle Telecomunicazioni Mario Landolfi, all'ex parlamentare Sel Gianni Melilla, al segretario regionale Dc Angelica Bianco, al coordinatore del movimento Italica Alberto Di Giandomenico, e al responsabile nazionale Università e Ricerca della segreteria Pd Michele Fina

LANDOLFI

"Se fa bene il cavaliere a ricandidarsi? “Fa bene, farà sicuramente bene, sarà come respirare una ventata di giovinezza però penso che politicamente sia una mossa dettata dalla necessità. Come cantava Battiato, è difficile trovare l’alba dentro all’imbrunire, quindi è una mossa dettata dalla necessità e forse, non so fino a che punto non sia un’illusione che la sua ridiscesa in campo, come ha scritto ieri un sito, serva in qualche modo a puntellare una Forza Italia che ormai si è assestata su percentuali a una sola cifra".  

"Penso che la sua candidatura risponda a questa esigenza di frenare l’emorragia di consensi che in questo momento interessa Forza Italia. Riuscirà, non riuscirà? Non lo so, perché non penso che l’elettorato sia in attesa di Berlusconi. Berlusconi ripropone un film che non si proietta più, ossia quello del centrodestra. Ormai non esiste più il centrodestra. Lui lo agita per dire qualcosa, ma in realtà è il primo a sapere che il centrodestra non c’è più. Tuttavia Berlusconi ci ha sempre sorpreso, quindi non mi meraviglierei che lo facesse anche questa volta”.

Con quali prospettive per Forza Italia, sostituire il M5s in un governo con la Lega oppure per una nuova alleanza tra moderati anti populismi?  “Berlusconi ha detto di scendere in campo per la libertà, rievocando il famoso discorso della discesa in campo fatto nel ’94 - aggiunge Landolfi - Durante quelle elezioni politiche, lui rappresentava il nuovo, la rivincita della società civile sulla partitocrazia e la posta in palio era il governo nazionale. Ora lui si ricandida, in una versione diversa, per le elezioni europee, dove quelli che “dovrebbero togliere la libertà” stanno già governando da 7 mesi e lui rappresenta, oggettivamente, non il nuovo che avanza. Avrei capito di più se avesse motivato la sua ridiscesa in campo contro il ministro degli Interni (perché la sua discesa in campo è contro di lui), nel senso che va a difendere Forza Italia dall’Opa di Salvini. Tuttavia, non lo dice e attacca i 5Stelle.

Questo non ha senso, sarebbe stato più comprensibile se Berlusconi avesse detto: ‘Scendo in campo perché Salvini ha tradito le nostre idealità, ha tradito il nostro programma, è favorevole al reddito di cittadinanza, sta nicchiando sulle grandi opere e tutto questo mette a rischio l’impresa italiana, lo sviluppo ecc.’. Invece è sceso in campo per la libertà, i 5 Stelle, non ha un messaggio. Perché dovrei votare Berlusconi contro i 5Stelle se lo fa il Pd, in qualche modo lo fa lo stesso Salvini, lo fa Fratelli d’Italia o qualcun altro? Doveva intentare una battaglia contro Salvini, visto che è sceso in campo contro di lui. È sceso in campo per difendere Forza Italia dalla sua “aggressione”. Allora, tanto vale fare una guerra dichiarata, che ha più senso. E se hai senso, hai pure consenso”.


MELILLA 

“Berlusconi rispetto agli attuali governanti non sfigura affatto. Anzi, lui è stato un precursore del populismo e un padre nobile della lotta ai partiti in nome della società civile. Io che credo nella democrazia costituzionale, cioè quella dei partiti, sono un avversario di quella visione che ha distrutto i partiti, ossia la democrazia repubblicana. Berlusconi fa bene a ricandidarsi non avendo avuto eredi politici  del suo livello. Lui è meno pericoloso e dannoso dei gialloverdi.
Mi auguro che questo Governo cada al più presto perché sta producendo danni non solo economici ma anche morali e all’ autorevolezza delle Istituzioni. Sono peggio di quanto immaginassi.
Alla sinistra spetta una stagione impegnativa in cui tornare tra i cittadini a testa alta e con un programma politico e sociale ispirato alla sua tradizionale cultura socialista. Spero che prima o poi anche in Italia ci sia un Corbyn che riprenda dal fango le belle bandiere della giustizia e dell’uguaglianza. Guai a chi immagina scorciatoie di ammucchiate anti populiste. La sinistra deve tornare a fare la sinistra come fa Corbyn nel Regno Unito”. 

BIANCO 

“Berlusconi fa bene a ricandidarsi perché è un protagonista assoluto della politica italiana e mondiale e il suo apporto alla campagna elettorale europea sarà importante. Aggiungo che per noi della Dc il riferimento è Berlusconi,non Fi che è un partito con cui siamo federati. Berlusconi crede alla maggiore linearità di una coalizione di centrodestra rispetto all' "accozzaglia" dell’attuale Governo. Ma purtroppo in politica la linearità non sempre paga”.

DI GIANDOMENICO

“Berlusconi non fa bene a candidarsi…Berlusconi ha la necessità di farlo. Si tratta di una necessità per lui e per il partito. Per lui, perché le europee sono un monumento autocelebrativo, un reinserimento nella società, come a dire: “Io sono stato perseguitato, sono stato condannato ingiustamente…Ecco cos’è la giustizia, io ho avuto ragione per 20 anni”. Un monumento autocelebrativo per lui. Per quanto riguarda le prospettive di Forza Italia, quando si guarda in prospettiva si guarda un qualcosa che non c’è mai stato e che quindi deve essere percorso, un qualcosa di nuovo. Non mi sembra che Forza Italia vada in quella direzione. Forza Italia va in una direzione che ha già percorso e che gli potrà permettere, insieme all’Udc o a tutti, come è successo in Regione, dove ci sono Udc, Democrazia cristiana, ossia tutti insieme, di contare qualcosa in Europa ma sempre al fianco della Lega che sarà il primo partito. Magari farà una piccola opposizione all’interno ma lì dovrà stare, non può andare oltre. 
Probabilmente, questo avvicinamento con l’Udc, lo porterà o con la Lega all’interno di una piccola minoranza o comunque in Europa perché ci andranno, in pochi, ma ci andranno. Dare vita ancora per 5 anni a un partito che man mano andrà a spegnersi da solo. Tra l’altro, con lui sono rimasti i più fidati: c’è Tajani a cui ha dato la presidenza o le redini ma Berlusconi non ha mai voluto dare redini a nessuno. Forza Italia è uguale Berlusconi e basta. Non c’è nessun altro che possa guidare una formazione politica come quella. Tajani è una persona presa e messa lì in Europa dopo la sua candidatura a sindaco di Roma molti anni fa e ha poca presa sul popolo, è poco credibile. Non gli è rimasto altro che continuare a far vivere Forza Italia per 5 anni e vedere cosa accadrà successivamente”. 


FINA 

“Non si è mai compiuto un vero passaggio di leadership in Forza Italia, tant’è che il declino dell’attivismo di Berlusconi ha segnato l’inesorabile declino del suo partito. La sua, quindi, credo sarà la presenza di un simbolo, a prescindere da ogni altra considerazione. Alla sua nascita, Forza Italia ha incarnato una forma di populismo, cavalcando la rabbia popolare contro i partiti tradizionali, travolti da Tangentopoli. La stessa scelta del nome  “Forza Italia” a cui ora siamo abituati, ce lo ricorda. Il discrimine quindi, non credo sia il populismo. Anche perché una qualsiasi forma di alleanza trasversale antipopulista sarebbe destinata a sconfitta certa e duratura. Credo invece che le contraddizioni nell’azione di questa innaturale maggioranza parlamentare e le difficoltà del Movimento Cinque Stelle alla prova di governo, potranno spingere verso una riorganizzazione di una più naturale dialettica destra/sinistra. Questo, ovviamente, se l’Europa sarà capace di uscire dalla spirale critica in cui si è cacciata, reagire alla crisi e trovare una sua collocazione nel nuovo equilibrio mondiale”.

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