Grecia, la crisi di governo e il salto nel buio delle obbligazioni


Affari e politica: non c'è in ballo solo il nome Macedonia o qualche poltrona ministeriale ad Atene


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
14/01/2019 alle ore 10:06



Davvero dietro la crisi di governo in Grecia c'è solo la questione, pur delicatissima, del nuovo nome per la Macedonia e delle poltrone ministeriali?

Il prossimo 21 gennaio inizierà la seconda valutazione europea sui conti ellenici e in particolare sulla tenuta del sistema bancario: e i mal di pancia elettorali tra Alexis Tsipras e il suo alleato destrorso Panos Kammenos potrebbero portare in grembo dell'altro.

Si parte con il nome, da sempre avversato non solo da Kammenos ma da moltissimi tra cittadini e associazioni: il Parlamento di Skopje ha votato il cambio di nome in “Repubblica della Macedonia settentrionale”, in spregio alla semplice storia. Si attende ora la ratifica anche del Parlamento greco, ma le dimissioni di Kammenos portano una apparente instabilità.

Perché ai 145 voti di Syriza basteranno sei di Anel (che ha 10 parlamentari) per far passare i sì e dissipare le nubi sul governo. E allora perché minacciare la crisi?

Secondo i compiti a casa assegnati ad Atene dalla Commissione Europea la Grecia dovrebbe camminare con le proprie banche proseguendo la lista di riforme promesse. Ma c'è più di un ma.

L'avanzo primario sbandierato dal governo potrebbe non bastare, perché la Grecia ha dimostrato di essere l'anello più debole dell'intero sistema europeo.

Uscire bruscamente dal memorandum senza tornare sui mercati in maniera stabile potrebbe essere foriero di nuovi guai finanziari. Secondo fonti del mercato obbligazionario un rendimento del 3,7% in Grecia è considerato accettabile, anche perché le obbligazioni della Bce in scadenza quest'anno hanno un tasso di interesse tra il 5 e il 6,5% e quello dei prestiti del Fmi si attesta al 4,9%.

Ma se quei numeri saranno ancora tutti da verificare, ecco il buco nero dei prestiti rossi delle banche, che nessuno sa ancora con certezza come verranno affrontati e gestiti senza ulteriori scombussolamenti futuri. Ecco il vero banco di prova.

Un trend che non riguarda in verità solo Atene: il prossimo marzo i players europei (BCE, SSM) chiedono a tutti i paesi della zona euro con banche in cui gravitano elevati prestiti "rossi", cioè Italia, Spagna, Portogallo e Cipro, di fissare nuovi obiettivi per frenare il fenomeno.

Pertanto il 29 marzo alle banche dell'Eurozona verrà chiesto di modificare una serie di parametri e azioni. E ci potrebbero essere sorprese.

 

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