Solo con l'olio di gomito si cresce. Capito politica?


Con l'assistenzialismo si muore. Serve invece internazionalizzazione, formazione, alta qualità, investimenti e specializzazione


di Francesco De Palo
Categoria: Editoriale
08/01/2019 alle ore 16:17



Già alcuni secoli prima di Cristo, la civiltà greca mostrava dei progressi tecnologici non indifferenti, frutto di studi, analisi, approfondimenti. Senza sconti, senza paraocchi.

No, non è un tentativo illuminista di celebrare il tempo che fu per una, tanto semplice quanto articolata, passione personale, ma l'occasione per mettere alcuni puntini sulle “i” di questo medioevo 2.0 in cui viviamo.

E che, nostro malgrado, siamo costretti a osservare auspicando l'arrivo (rapido) di quel nuovo rinascimento culturale che può essere l'unica via di uscita.

Nel marasma finanziario figlio del crac Goldman del 2008, che ha prodotto tanto per intenderci quei riverberi tragici nella zona euro, c'è un dato che oggi spicca, in verità, in poche agorà.

E'il numero e il nome di quelle aziende italiane che, nonostante la congiuntura sfavorevole, mostrano segni più rispetto a 12 mesi prima.

Un'inchiesta su Repubblica di qualche giorno fa ci racconta chi sono i campioni italiani che crescono al ritmo della Silicon Valley. Accanto a nomi di realtà certificate e note, la maggior parte delle quali si trovano al nord Italia, ecco le paroline magiche che sono alla base di quel trend.

Internazionalizzazione, formazione, alta qualità, investimenti e specializzazione. Ovvero quell'olio di gomito che è l'unica strada per chi intende ottenere un risultato.

Se per una fetta di cittadini e commentatori questo passaggio è scontato, per altri purtroppo no.

Sta tutta in questa differenza la chiave per aprire lo scrigno del futuro. Terze vie o scorciatoie non solo sono sconsigliate, ma finanche messe nel mirino come potenziali nuovi buchi neri. E un paese come il nostro che ha un debito pubbico record deve, per forza di cose, pensare diversamente.

 

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