I "non sogni" dell'Ue e il rischio di nuove sabbie mobili


Macron è l'ultimo esempio: è mancata una classe dirigente europea con programmazione e strategia lungimirante


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
04/01/2019 alle ore 10:19

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Macron e i gilet gialli? Paradigma di un corto circuito tra politica, realtà ed elettori. Nel discorso di fine anno il presidente francese ha esortato i suoi concittadini a guardare in faccia alla realtà e ad abbracciare le future riforme e la modernizzazione, mentre sta affrontando una fortissima opposizione interna. Ma perché modernizzare equivale solo a tagliare?

"La rabbia del 2018 mostra che non siamo rassegnati: vogliamo costruire un futuro migliore", ha detto Macron, ma il problema tanto a Parigi quanto in molte altre cancellerie è che non si scava a fondo nei problemi strutturali.

Il nodo non è solo sull'aumento delle imposte che ha innescato la protesta, ma la mancata strategia dietro scelte e decisioni. Le battaglie importanti per il presente e per il futuro di cittadini e imprese non possono essere affrontate a colpi di slogan o con la semplice (quanto deleteria) mossa dell'austerità.

Allo sviluppo chi pensa?

Se tutto fosse risolvibile solo aumentando la pressione fiscale, tagliando le pensioni, riducendo i servizi allora il benessere sarebbe alla portata di tutti: occorre, invece, l'equilibrio di pesi e contrappesi, di soluzioni per il medio-lungo periodo, di strategie ad ampio respiro e non concentrate sulla prossima tornata elettorale.

La crisi del macronismo è anche figlia del proprio status: un partito che non c'era e che all'inizio della sua esistenza sembrava potesse avere una base su cui costruire una nuova narrazione. E invece si sta rivelando poco partecipativo, improntato a tasse e non a nuove idee che portano pil.

Ecco dove la politica sta miseramente fallendo: la crisi di Lehman ha scoperto i nervi di una classe dirigente europea che non ha seminato sufficientemente bene e che oggi non riesce a raccogliere nuovi frutti perché ancorata a una crescita, sì presente, ma insufficiente.

La Cina si è inventata la Via della Seta. Trump punta sull'America First. Mosca gioca la carta dei gasdotti. E l'Europa? Aspetta le mosse altrui, ma con il rischio che l'immobilismo e la mancanza di un obiettivo (che sia anche un nuovo sogno) si tramutino in pericolose sabbie mobili.

 

 

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