Leonardo: intelligente ma non si applica - L'occhio del gatto, Il film, Se son rose, #decimaMusa


Pieraccioni rappresenta, ancora una volta, se stesso: simpatico e leggero,


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
15/12/2018 alle ore 09:33



#SeSonRose (Regia: Leonardo Pieraccioni. Con: Leonardo Pieraccioni, Elena Cucci, Michela Andreozzi, Caterina Murino, Claudia Pandolfi, Gabriella Pession, Antonia Truppo, Mariasole Pollio, Nunzia Schiano, Sergio Pierattini, Gianluca Guidi. Genere: Commedia)

 

Pieraccioni rappresenta, ancora una volta, se stesso: simpatico e leggero, ha passato da poco i 50, un matrimonio alle spalle, una figlia adolescente che lo critica per lo stile di vita, a galleggiare tra una fidanzata e l’altra; talmente precario da non tirare fuori dal cartone di imballo nemmeno la macchina per il caffè, ché significherebbe troppa stabilità, l’inizio di un’abitudine. Ci sarà un respiro autobiografico nell’idea della sceneggiatura?

D’altronde, il protagonista si chiama proprio Leonardo. Tutto inizia da un sms mandato nella notte, “a sua insaputa”, mentre dorme. L’autrice del misfatto è proprio sua figlia: con la complicità della nonna (dotata di una memoria dettagliata delle ex del pupillo), recupera i nomi delle precedenti fiamme, tutte naufragate, per diverse ragioni, dopo esattamente tre anni di relazione.

Ho pensato che il regista si sia ispirato (non può essere un caso, anzi spero sia una citazione) all’imperdibile romanzo di Frederic Beigbeder “L’amore dura tre anni” (se non lo avete letto, ve lo consiglio: guardate qui http://m.feltrinellieditore.it/opera/opera/lamore-dura-tre-anni-1-2/). Il messaggio è un’offerta di riprovarci, una sorta di “pesca a strascico” e vediamo chi ci casca. L’effetto è che tutte le donne del passato si ripresentano a Leonardo, rispondono al richiamo digitato dalla figlia: chi per rivendicare l’infelicità subita, chi per semplice affetto, chi per tentare davvero di riscaldare la minestra. Il cast è di brave attrici: il film è tutto al femminile.

Pieraccioni fa ridere e sorridere lievemente. L’idea del rivangare il passato sentimentale potrebbe dare spunti interessanti alla narrazione di una commedia, anche leggera. Ma con la leggerezza non bisogna esagerare e la sensazione, uscita dal cinema, è stata di cominciare già a dimenticarne la trama e le battute.

Di non avere colto il senso, forse perché non c’era. E non basta essere Pieraccioni per confezionare un buon film; ormai sono passati troppi anni da “Il ciclone” e dalla sua vena artistica ci si aspetterebbe molto, molto di più. Quantomeno uno scatto in avanti, o al limite di lato.

Alcune parti del racconto sono lente, non c’è grip; non ti affezioni a nessuna situazione e nemmeno ridi a crepapelle. Non ti commuovi e nemmeno è così chiaro se il finale sia qualcosa di positivo oppure no, nelle intenzioni del regista. Un grande boh, insomma.

Al botteghino va che è una bellezza (d’altronde anche io avevo un biglietto degli oltre tre milioni venduti finora) e le valutazioni del pubblico sul web sono ottime. Forse sono io che mi sbaglio, ma a me non è proprio piaciuto. 2 ciak

 

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