Elezioni d'Abruzzo, la data non è giusta


Verso le regionali: anche il costituzionalista Enzo Di Salvatore contrario al 10 febbraio


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
13/12/2018 alle ore 08:06



No, il 10 febbraio non è la data giusta. Anche il costituzionalista Enzo Di Salvatore sostiene che indire le elezioni in Abruzzo per quella data rappresenta una violazione di legge. 

“Singolare che il decreto di indizione delle elezioni citi una serie di atti normativi e dimentichi, invece, di citare la legge dello Stato. La legge n. 111 del 2011, infatti, stabilisce una regola chiarissima: se nello stesso anno si vota sia per le elezioni del Consiglio regionale sia per le elezioni del Parlamento europeo, le elezioni per il Consiglio regionale devono tenersi nella stessa data fissata per le elezioni del Parlamento europeo, ossia il 26 maggio 2019”.

Lo stabilisce la legge, e non si può ignorarla, insiste Di Salvatore. E non c’entra niente che il Consiglio sia stato sciolto anticipatamente nel 2018. Cavalcano invece l’onda della viabilità, delle condizioni climatiche e delle difficoltà che si creerebbero per i cittadini dell’Abruzzo interno, i sindaci di centrodestra, ma non solo, che stanno raccogliendo le firme da inviare al Ministro dell’Interno, per chiedere ancora una volta, di spostare le elezioni a primavera.

L’obiezione dello scioglimento anticipato del Consiglio, per Di Salvatore, è infondata.

“Quella regola è stata introdotta dal Parlamento per esigenze di contenimento della spesa pubblica: se si andasse al voto in una unica data i cittadini risparmierebbero diversi milioni di euro. Rispetto a questa regola – che coniuga due esigenze: la particolarità del caso abruzzese e il contenimento della spesa pubblica – la Regione Abruzzo avrebbe avuto dinanzi a sé un’unica alternativa: fissare la data delle elezioni nel 2018 oppure fissare la data nello stesso giorno delle elezioni europee, e cioè il 26 maggio 2019. L’unica cosa che non avrebbe potuto fare è quello che poi ha fatto: scegliere una data a piacimento nel 2019. Questo la legge non lo consente. Per questa ragione il decreto è sospetto di illegittimità e può essere impugnato per violazione di legge davanti al giudice amministrativo. In questo caso, essendo scaduti i 60 giorni per impugnarlo davanti al TAR, esso può essere ancora impugnato con un ricorso dinanzi al Consiglio di Stato (“ricorso straordinario al Presidente della Repubblica”).”.

Ma è davvero questione di giorni: prima di Natale scadranno i termini, entro quella data si darà l’avvio alla campagna elettorale e alla raccolta delle firme. Quindi per capire se davvero Salvini abbia intenzione di spostare le elezioni al 26 maggio, per farle coincidere con le Europee, bisognerà aspettare ancora qualche giorno.

 

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