Crisi dell'olio al centrosud: ecco quanto "costa" all'Abruzzo


Maltempo e Xylella i principali responsabili. Fabrizi: "Abbiamo un' olivicoltura assolutamente non in linea con i tempi"


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
11/12/2018 alle ore 16:33



Quest’anno l’Abruzzo perderà quasi 3000 tonnellate d’olio. Lo rivela un sondaggio della Coldiretti, i cui dati sono ben chiari: 14.464 tonnellate prodotte nel 2017 versus 11.571 tonnellate del 2018 con una diminuzione del 20%. Non che nel resto d’Italia la situazione sia migliore, tant’è che quest’anno ci sarà una perdita di 264.101 tonnellate, ovvero il 38% in meno rispetto al 2017. 

MALTEMPO E XYLELLA

Quali sono le cause di tale calo produttivo? Innanzitutto, il gelo invernale e i venti seguiti dalla pioggia durante la fioritura che hanno causato una notevole diminuzione nel raccolto. Sono 25 milioni le piante di ulivo danneggiate a causa del maltempo in Italia (Abruzzo compreso). Tra l’altro l’Abruzzo, nel 2017, ha avuto una perdita di piante di ulivo molto significativa a causa della neve. 

In Puglia c’è anche il problema della Xylella, batterio che avanza di anno in anno provocando la perdita di diverse piante di olivo. Si dice che possa arrivare tra alcuni anni anche in Abruzzo, ragion per cui è attualmente monitorato in modo che non infetti anche le nostre piantagioni. 

Ciò che preoccupa maggiormente della perdita di produzione sono le conseguenze in termini economici, poiché l’Abruzzo conta circa 6 milioni di piante su circa 46.000 ettari che corrispondono al 50% della superficie agricola arborea utilizzata. 

POSSIBILI SOLUZIONI

In Abruzzo molte imprese coltivano prevalentemente olivi, ragion per cui una diminuzione del prodotto potrebbe provocare l’aumento sul mercato di olio di produzione estera. Per premunirsi, l’unica soluzione è certamente quella di fare attenzione alle etichette e acquistare olio extravergine Dop di qualità certificata o acquistare il prodotto direttamente dai produttori organizzati in tutta la filiera con etichetta “olio extravergine 100% italiano”. 

CONFAGRICOLTURA

Come uscire dalla contingenza dei numeri calanti di quest’anno? Quali politiche vi aspettate anche dai nuovi vertici regionali? Impaginato.it lo ha chiesto a Stefano Fabrizi, direttore di Confagricoltura Abruzzo. 

“Purtroppo, per quel che è avvenuto quest’anno, l’agricoltura è legata ai cambiamenti d’umore del clima e non ai cambiamenti climatici. L’olivo in particolare soffre di un problema importante che è quello dell’alternanza di produzione dovuto a fattori fisiologici proprio delle piante d’olivo: c’è l’annata di carica e l’annata di scarica…quest’anno l’una e l’altra contingenza hanno provocato questo drammatico calo. Tuttavia noi non abbiamo avuto il calo che c’è stato in Puglia o in Calabria, quindi dipende dalle zone. Ad esempio, nella Valle Peligna non c’è stato alcun tipo di calo, anche se lì il problema è che rappresenta pochissimi quantitativi". 

Che vi aspettiate dai nuovi vertici regionali? "Abbiamo un’ olivicoltura assolutamente non in linea con i tempi, nel senso che in passato ci siamo crogiolati sul piccolo e bello, sull’autoconsumo, su politiche che non erano di grande respiro. L’olivicoltura in Abruzzo è stata importante in termini quantitativi (parlo di quantità perché la qualità la diamo per scontata perché quando si produce un alimento ne va garantita la qualità) non abbiamo fatto investimenti, non abbiamo sostenuto i nuovi impianti, le tecnologie che potessero essere facilmente meccanizzabili. Abbiamo continuato a sostenere invece quelle poche piante del contadino e non abbiamo fatto delle scelte che sollecitassero gli imprenditori agricoli a fare investimenti proprio nel settore della produzione. Inoltre, c’è un problema che non è solo abruzzese ma nazionale, ossia abbiamo un panorama di frantoiani che è oggettivamente largamente superiore a quelle che sono le possibilità di una olivicoltura moderna. Anche lì abbiamo costi di produzione che sono più alti del normale. Queste sono le criticità abruzzesi e anche italiane. Mancano anche gli operai che vadano a raccogliere gli olivi. Dai nuovi vertici ci aspettiamo scelte di natura politica che guardino in faccia la realtà e si comportino di conseguenza. Questo è un settore importante per l’economia della nostra Regione? Bene, che si faccia un’analisi di quelle che sono le criticità e si intervenga attraverso una programmazione. Se ci si pongono degli obiettivi e questi vengono perseguiti con lungimiranza, i risultati ci sono”. 

 

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