Rigopiano, spunta anche uno 007


Marco Mancini, noto alle cronache per essere un alto vertice dei Servizi Segreti


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
05/12/2018 alle ore 08:39



Particolari inquietanti, ridicoli, dolorosi. Particolari di una tragedia che non fu tale per tutti, e che anzi dentro il Palazzo della Regione diventò all’improvviso solo e soltanto l’inchiesta da cui difendersi. L’avviso di conclusione delle indagini, con 15 archiviazioni, non mette fine alla rabbia e alla disperazione per i familiari delle vittime di Rigopiano e man mano che dagli atti dell’inchiesta vengono fuori aspetti all’apparenza assurdi e inspiegabili, lo sconcerto cresce.

Non c’è solo la foto del presidente della Regione Luciano D’Alfonso in sella a un triciclo nelle pieghe dell’interrogatorio del dirigente del Mise Giovanni Savini (per un periodo dirigente della Regione anche alla Protezione civile), ma c’è una storia di 007 e di telefonate intercettate che l’ex direttore dei Rapporti con l’Europa durante la giunta D’Alfonso, denunciò alla procura della repubblica dell’Aquila.

Erano i giorni precedenti le sue dimissioni e Savini va dai magistrati del capoluogo regionale:

“Ho ragione di ritenere che il Presidente D’Alfonso ascoltasse le mie telefonate, perché mi sono state da lui, in presenza anche di terzi, riferite alcune affermazioni che posso aver fatto solo al telefono e solo banalmente con mia moglie commentando la giornata vivendo in posti diversi e nell’ultima telefonata che ho avuto con il signor D’Alfonso mi è stato detto che dovevo stare attento ad ogni mia attività, comportamento, in quanto il signorD’Alfonso mi ha detto di conoscere bene il signor Marco Mancini, noto alle cronache per essere un alto vertice dei Servizi Segreti e, per quanto di mia conoscenza, persona invischiata in diverse intercettazioni non legali e che, tramite questo Marco Mancini, era nella disponibilità di mie intercettazioni, cosa che ho rappresentato alla Dottoressa Picardi, attorno al 20 Dicembre, chiedendo semplicemente di fare in modo che la mia utenza fosse liberata, anche perché ho avuto l’onore di lavorare in diretta collaborazione con il MinistroDario Franceschini, il mio ultimo incarico, e ovviamente non può succedere che un fiduciario di un Ministro abbia il proprio telefono intercettato, non come giusto che sia se hai una notizia di reato dalle Procure, secondo una normale… ma da un privato che utilizza, e ho ragione di ritenere che la cosa avvenga, canali non istituzionali”.

Marco Mancini è l’agente dei servizi che fu coinvolto e poi prosciolto nell’inchiesta sulla extraordinary rendition di Abu Omar e sulle intercettazioni illegali di Telecom, oggi ai vertici della direzione amministrativa del Dipartimento di informazione per la sicurezza. Non è stato mai appurato che lo 007 fosse davvero il fratello di un direttore della Cassa di Risparmio che per lungo tempo ha lavorato a Pescara. In ogni caso l’ex presidente D’Afonso ha liquidato tutto con un lapidario

“Non è vero niente, Savini si è inventato tutto”.

Non si è inventato però la famosa foto sul triciclo, che D’Alfonso invia a Savini il 18 maggio del 2017, il giorno stesso in cui poi il presidente organizzò una conferenza stampa e scaricò in una memoria consegnata alla procura tutte le responsabilità sulla mancata realizzazione della Carta valanghe sul direttore generale Cristina Gerardis. Nel pomeriggio di quel giorno Savini sarebbe dovuto andare in procura per essere interrogato.

Savini non parlava con D’Alfonso, a causa di un conflitto profondo, dal 2016.

“Il Whatsapp è a tratti ridicolo, ma con una connotazione inquietante perché sembra un messaggio nei miei confronti di rendere dichiarazioni di un certo tipo – dice Savini ai procuratori Massimiliano Serpi e Andrea Papalia – Mi scuso nuovamente, ma credo che sia significativo, come vedete il mio ultimo WhatsApp con il Presidente D’Alfonso risale alla fine del 2016, WhatsApp come dire in questo è una garanzia, il Presidente D’Alfonso il giorno 18 Maggio, dopo che il Capo Di Gabinetto Bernardini mi ha chiamato per…

“Era un sabato mattina verso le undici il Capo Di Gabinetto Bernardini mi chiama per manifestare solidarietà nei miei confronti, presente alla telefonata anche l’Ingegner Primavera sul fatto che io fossi inquisito ho detto… chiaramente una cosa uh… su cui anch’io sono stato stupìto, ma insomma mi chiama e gli dico… guarda, andrò lì parlerò, rappresenterò che di fatto non me ne sono occupato sia pure… dopo due ore, c’è l’orario, il Presidente D’Alfonsomi recapita dalla sua utenza, con la quale non avevo più nessun contatto, questa foto, spero che il Procuratore riesca a vederla…”

E’ la famosa foto di D’Alfonso sul triciclo, con lui sorridente immortalato all’interno degli uffici della Regione, sempre secondo Savini. Una foto strana, imbarazzante.

“Ho percepito come un messaggio nei miei confronti di non rendere dichiarazioni, come dire, di contrasto con… con lui, è l’unico modo in cui ho interpretato…”.

La foto non è accompagnata da messaggi, niente di niente.

“Ho ragione di ritenere – aggiunge Savini -che volesse in qualche modo assicurarsi che la mia… interrogatorio o testimonianza non fosse indirizzata nel delineare quello che ritengo sia stato di fatto la sua completa personale gestione della Protezione Civile in Abruzzo”.

Bernardini, cosa voleva da lei, gli chiede il procuratore.

“Mi ha chiesto se avevo parlato con Cristina Gerardis e se sapevo che… se Cristina fosse indagata, io avevo parlato con Cristina, ma con Bernardininon sono stato diffuso nei particolari, al tempo, il 18 Maggio, Cristina non era indagata perché l’iscrizione al registro degli indagati ritengo sia successiva all’esposto proprio del 18 Maggio, ritengo che quella telefonata fosse di sondaggio nei miei confronti per capire cosa sapevo di Cristina e per stabilire un canale di comunicazione, però sono mie considerazioni”.

In effetti la Gerardis e Savini sono i due alti dirigenti che alla fine scappano dalla Regione.

E poi, in merito alla responsabilità sulla Carta valanghe, Savini racconta di un presidente al quale stava molto a cuore la Protezione civile, e che anzi fa di tutto per tenerlo ai margini. Lo dimostra citando due episodi:

“Il 18 Aprile 2015 si è svolta a Pescara una importante manifestazione pubblica istituzionale in materia di Protezione Civile, con invitato anche il Capo Dipartimento pro tempore della Protezione Civile, persona che io banalmente conoscevo per uffici romani. E’ stato lì chiaro, evidente, il fatto che sul palco fosse presente il Presidente D’Alfonso, l’Assessore Mazzocca, il Capo pro tempore del Dipartimento della Protezione Civile e Emidio Primavera, nel frattempo diventato Direttore delle Opere Pubbliche, per… e per altro tutti quanti con… abbiamo anche scherzato su questo con l’Avvocato con la magliettina Protezione Civile….e si vede che neanche un posto non dico in Tribuna ma neanche in platea mi avevano riservato!… ero lì assolutamente emarginato”.

Il secondo fatto si svolge a Pineto, dove Savini risiedeva in quel periodo. Si verifica un’esplosione di gas.

“Quando il Presidente è arrivato mi sono anche manifestato ritenendo dovere da parte mia mettermi a disposizione, come dire l’atteggiamento è stato evidente ed è stato del tipo… ma tu cosa ci fai qui?… tu non ti devi occupare di Protezione Civile, erano presenti varie Autorità locali, tra le quali il Sindaco, io poi avendo appunto casa a Pineto, essendo originario di questi territori, conosco ed è stato per me anche mortificante, perché è stato chiaro a tutti,Savini non si deve occupare di Protezione Civile”.

ps: Savini insomma doveva stare lontano da quella materia, che D’Alfonso voleva tutta per sé.

 

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