La versione di Garpez: mamma mia, che croce


Il nostro è uno Stato di diritto, nel quale chiunque decida di far nascere i propri figli, risiedere o stabilirsi è tenuto a rispettarne le leggi


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
27/11/2018 alle ore 06:00



Oggi voglio parlarvi di una questione che, di recente, è tornata agli onori delle cronache per la eccessiva radicalità delle posizioni assunte e che, lasciatemelo dire, non viene sempre affrontata secondo un'appropriata prospettiva giuridica, l'unica in grado di offrire interpretazioni adeguate, prescindendo da prese di posizioni morali, rigide e preconcette.

Sto parlando dell'annoso (e stancante) dilemma circa la presenza o meno del crocefisso nelle scuole (e negli altri luoghi o edifici pubblici perché, in quelli privati, ognuno è padrone in casa propria, ci mancherebbe altro).

Ma la vicenda, a quanto apprendo dalle testate giornalistiche, si estende a tutti quei simboli o manifestazioni proprie della cultura storica Cristiana, che ad ogni Natale sembrano riaccendere profondi dissapori tra i cattolici, gli atei e coloro che professano altre religioni.

Bene, anzitutto è doveroso ricordare che il nostro è uno Stato di diritto, nel quale chiunque decida di far nascere i propri figli, risiedere o stabilirsi è tenuto a rispettarne le leggi.

In secondo luogo, l'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche italiane è previsto dall'art. 118 del Regio decreto 30 aprile 1924, n. 965 e dal Regio decreto 26 aprile 1928, n. 129. Entrambe le disposizioni devono ritenersi ancora in vigore, in quanto non abrogate.

Tanto i giudici amministrativi italiani (nel 1988 e nel 2006), quanto quelli europei (nel 2011) si sono pronunciati a favore della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche, ritenendo che, nonostante la laicità confessionale della nostra Nazione, non sussistono elementi che provino l'eventuale influenza (negativa) sugli alunni dell'esposizione del crocifisso.

Piuttosto, il crocifisso deve essere considerato non solo come espressione di un'evoluzione storica e culturale, e quindi dell'identità del nostro popolo, ma quale simbolo altresì di un sistema di valori di libertà, eguaglianza, dignità umana e tolleranza religiosa e quindi anche della laicità dello Stato, che trovano espresso riconoscimento nella nostra Costituzione.

Quindi, vi prego: lasciamo stare Gesù dove si trova da oltre duemila anni. In fondo se è stato crocifisso la responsabilità è di tutto il genere umano.

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