C'è un aspetto delle ataviche problematiche italiane di cui non si parla più: il buco nero nei conti pubblici rappresentato dalle Regioni d'Italia e il fatto che nel belpaese ci siano le tariffe più alte d'Europa per una serie di servizi come i passaggi di proprietà, le assicurazioni e via dicendo.
Nessun partito che punta a prendere più voti dirà mai che, da quando sono state inventate, le Regioni italiane hanno contribuito allo sfacelo dei conti pubblici.
Però è un'evidenza, soprattutto al centro e al sud: e che qualcuno dimostri il contrario.
Non solo stipendi, indennità, gettoni, commissioni, ma le partecipate con i relatvi cda e i bilanci troppo spesso in rosso sono una precisa zavorra di cui non si parla più. Semplicemente perché è un tema scivoloso: chi volete che vada a mettere le mani lì dove si celano le sacche elettorali del consenso?
E allora per poter risparmiare, ovvero per consentire a cittadini e imprese di spendere meno per poter puntare a incassare di più per il proprio territorio serve coraggio e determinazione. Le macro regioni, soprattutto al centro e al sud, sono una strada da percorrere anche in riferimento ad una certa forma di responsabilità più marcata verso quegli amministratori che lasciano obiettivi non raggiunti e conti da sanare.
Inoltre l'apertura di mondi da sempre chiusi potrebbero produrre più concorrenza e quindi abbattere i costi per gli utenti. Chi avrà il coraggio di fare un passo in queste direzioni?
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