Verso le regionali, cosa succede nel centrodestra dopo il patto di Roseto?


Obiettivi e prospettive del vertice tra Bellachioma (Lega), Pagano (Fi) e Sigismondi (Fdi)


di Lucia Rossini
Categoria: ABRUZZO
19/11/2018 alle ore 15:53



Verso le regionali, cosa succede nel centrodestra dopo il patto di Roseto? Incontro tra esponenti del centrodestra a casa del leader regionale della Lega Giuseppe Bellachioma, con i coordinatori di Forza Italia e Fratelli d’Italia Nazario Pagano ed Etel Sigismondi, per una campagna elettorale all’insegna dell’unità. Tre gli obiettivi principali, ossia prendere parte al tavolo nazionale da cui uscirà il nome del candidato presidente per le regionali del 10 febbraio, aprirsi a tutte le liste civiche tendenti al centrodestra e allargare i nomi dei papabili proposti da Fratelli d’Italia con altri personaggi della politica di centrodestra abruzzese. 

IL VERTICE

Da tale quadro emergono la volontà dell’Abruzzo di fare scelte proprie senza influenze esterne, un ultimatum a Donato Di Matteo e una possibile apertura a Fabrizio Di Stefano e Mauro Febbo, sempre che non venga fatta una scelta tra i nomi proposti da Fratelli d’Italia, ossia Giandonato Morra, Marco Marsilio e Massimiliano Foschi

Bellachioma fa sapere che verrà richiesto un tavolo nazionale con i segretari nazionali, e se dovessero esserci dei problemi sui nomi di Fratelli d’Italia si vedrà di allargare la cerchia dei papabili aprendo a candidati come Di Stefano. 

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Il leader della Lega sottolinea anche l’importanza per il movimento salviniano che ormai può contare su buone percentuali anche al centrosud, di discutere con tutti, liste civiche comprese. “Dobbiamo andare d’accordo su programma e nomi. Ognuno deve accollarsi la sua quota di sacrificio. Da qui a 15 giorni si deciderà chi è dentro e chi è fuori, Di Matteo compreso”. 

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SCENARI

Al netto delle difficoltà incontrate nelle utime settimane di definire il nome del candidato del centrodestra va registrato anche un certo sommovimento, sotterraneo e silenzioso, che punta a dare eco al dibattito che c'è nel centrodestra abruzzese. Una mossa che più di qualcuno vede partire da piccole aree di influenza di qualche ras in uscita e senza più potere, che si troverebbe l'11 febbraio prossimo a dover fare i conti con un quadro politico davvero diverso dopo un quinquennio sul ponte di comando regionale.

Per ora sono solo rumors, ma il tutto si inserisce nel più ampio percorso socio-politico che vuole i dalfonsiani in ansia febbrile circa la successione al palazzo dell'emiciclio, non fosse altro che per i mille e più dossier aperti anche sul panorama delle controllate regionali (i cui conti non sono certo floridi) e sul macrotema della sanità, considerato da più parti il vero buco nero dell'amministrazione piddina. E che rappresenta una vera e propria spada di Damocle per i futuri amministratori. 

Se a ciò si aggiunge il fatto che la "protezione" romana, auspicata in occasione della lunga ed estenuante commedia della doppia poltrona, oggi si è dissolta (con conseguente smarrimento di molti dem) allora il puzzle inizia a prendere una forma diversa. E forse più chiara.

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