Imprese abruzzesi, tutte le crisi e le vertenze in corso


Dalla Futurtec al Sole 24 ore, ecco cosa sta accadendo in alcune aziende della nostra Regione


di Emma Derossi
Categoria: ABRUZZO
16/11/2018 alle ore 17:07



Nonostante la prima metà del 2018, secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia, abbia evidenziato una crescita in tutti i settori dell’economia abruzzese, ci sono ancora strascichi di situazioni aziendali non floride che determinano la perdita di posti di lavoro in diverse imprese abruzzesi, anche se i sindacati stanno facendo tutto il possibile per arginare le situazioni più gravi.

Impaginato.it ha fatto una mappa delle criticità e delle cause delle vertenze in corso nel panorama aziendale abruzzese. 

FUTURTEC
La Futurtec, con sede legale a Nereto e produttiva a Corropoli è in fase di chiusura. L’azienda, che si occupa della produzione di circuiti stampati, non ha mai avuto vita facile. 5 anni fa una prima azienda venne dichiarata fallita, poi rilevata dall’attuale Futurtec, che riassunse il personale precedente. Evidentemente il numero dei dipendenti era sovradimensionato rispetto alle esigenze produttive, tant’è che l’impresa aveva fatto ricorso spesso in cassa integrazione. 
Attualmente il ministero del Lavoro ha firmato un accordo sulla cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività alla Futurtec. L’impresa con 53 dipendenti chiude ma gran parte della manodopera sarà riassorbita dalla Elman, che opera nello stesso settore a Corropoli. Gli esuberi, da 22 sono arrivati a 15 e poi a 9. “I 9 lavoratori rimanenti usufruiranno di un anno di Cigs per cessazione attività, da poco reintrodotta dopo lo sciopero di un mese fa per chiedere di modificare il regime degli ammortizzatori sociali”, dice Marco Boccanera, segretario della Fim Cisl. 


LAVAAL  E SELTA

Un’altra azienda che ha deciso di chiudere è la Lavaal di Mosciano Sant’Angelo, che produce maniglie e ha 53 dipendenti. La Selta, che produce apparati per telecomunicazioni, ha dichiarato un esubero di 31 dipendenti nella sede di Tortoreto. 

BALL

Situazione diversa per la Ball, azienda di lattine sita a San Martino sulla Marrucina, che nel corso dell’incontro in prefettura ha fatto registrare una chiusura su tutta la linea del vertice aziendale e un’offerta un po’ provocatoria: ricollocare il personale nelle aziende estere del gruppo, con i lavoratori che hanno una settimana per decidere. L’11 ottobre l’industria aveva annunciato la chiusura dello stabilimento di Campo Trino mettendo alla porta 70 dipendenti, oltre a 15 dell’indotto.

I dipendenti della Ball, in massa, hanno protestato con bandiere e striscioni, mentre i sindacati hanno cercato il confronto coi vertici aziendali. L’incontro tra sindacati e azienda si è concluso con il prefetto che si è detto disponibile a far sì che la vertenza arrivi presto a Roma, sul tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico, con la proprietà che ha respinto tutte le richieste dei sindacati. 
“Avevamo chiesto - racconta De Lutis della Cgil - di ritirare i licenziamenti o quanto meno sospenderli, e di trattare su un possibile anno di cassa integrazione. Ma loro non ne hanno voluto sapere. Hanno persino rifiutato la proposta degli operai di rinunciare ai premi di produzione, rimandando indietro qualcosa come 2 milioni e mezzo in tre anni. Tanto meno si sono dimostrati interessati agli sgravi fiscali su Imu e Tari messi a disposizione dal sindaco Giammarino”. 

GRANITO FORTE 
Aumenta l’emorragia di posti di lavoro nel Vastese. L’azienda Granito Forte, che produce mattonelle in gres porcellanato ha rimandato a casa 25 operai e 50 andranno in cassa integrazione a rotazione nel prossimo trimestre. Tutto questo sarebbe dovuto al calo degli ordinativi provocato dalla crisi della grande distribuzione. Su sette forni due sono stati spenti e 200 dipendenti dovranno fare 13 settimane di cassa integrazione per impedire che un quarto dei lavoratori vengano licenziati. 
La preoccupazione è grande, perché la Granito Forte è da anni un serbatoio di lavoro per tutta la vallata. 


HONEYWELL
La Honeywell, azienda il cui percorso è stato non poco travagliato nell’ultimo anno, ha quasi raggiunto le modalità per eseguire il piano di riconversione. Sarà il colosso statunitense di turbocompressori ad avere l’ultima parola ma pare che la proposta giunta sul tavolo del Mise a Roma abbia maggiori chance di essere accettata.

Nello specifico, Il piano Emarc sembra l’unica proposta fattibile sia per riacquistare 162 dipendenti, sia per ciò che concerne il raggiungimento degli obiettivi industriali. Il progetto prevede una prima fase in cui la Emarc concentrerebbe la produzione di componenti automobilistici in acciaio in Val di Sangro, vicino alla Sevel, suo principale cliente. Entro un anno dall’avvio delle attività il gruppo Baosteel prevede 8,5 milioni di investimento ripartiti su impianti generici di stabilimento e nuove linee produttive.

Saranno assunti 110 lavoratori di cui 68 diretti, 33 indiretti e 9 addetti al personale di struttura. Nella seconda fase del progetto è invece prevista la realizzazione di un centro servizi di taglio dell’acciaio con implementazione di 3 linee produttive per un investimento da dicembre 2019 di circa 13 milioni nonché l’assunzione di 52 addetti: 36 lavoratori diretti, 12 indiretti e 4 addetti alla strutture. Tutte le assunzioni previste per il personale di produzione saranno a tempo indeterminato, per altri ci saranno contratti a tempo determinato per i primi 6 mesi che si trasformeranno in seguito a tempo indeterminato. 


SOLE 24 ORE

Il gruppo ha recentemente annunciato il licenziamento di 103 dipendenti del gruppo. Tale annuncio agita non poco 70 dipendenti dell’azienda di Carsoli, dov’è situato il centro stampa e distribuzione del quotidiano economico di Confindustria e anche uffici amministrativi. Carsoli rientrerebbe infatti nell’elenco dei siti in cui sono previsti tagli, insieme a quelli di Roma e Milano. Secondo i sindacati i nodi dovrebbero essere ricercati nella malagestione scoperta negli ultimi anni dalla Guardia di Finanza.

Il Sole 24 ore ha diffuso una nota in cui si può leggere che le ragioni dei tagli sono dovute alla necessità di “riorganizzare i propri processi produttivi attuando, per quanto di specifico interesse, politiche di forte riduzione dei costi con contestuale ridimensionamento degli organici”.

Per i dipendenti del giornale c’è possibilità di uscita volontaria, come già accaduto in precedenza. Secondo i sindacati alcuni esuberanti sarebbero già stati contattati, anche a Carsoli, con la prospettiva di uscire con 18 mesi di indennità mensile di disoccupazione. Si arriverà quindi a un accordo tra azienda e lavoratori. 

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