Usa, lo scandalo "Russiagate" riesplode con al centro il figlio del presidente Trump




Categoria: ESTERI
12/07/2017 alle ore 13:04



Torna a divampare lo scandalo "Russiagate", che ipotizza una collusione tra la campagna elettorale dell'attuale presidente Usa, Donald Trump, e il governo russo per garantire al primo la vittoria alle elezioni dello scorso novembre. Il "New York Times" ha fatto tornare il caso al centro della polemica politica negli ultimi giorni, pubblicando una serie di indiscrezioni in merito a un breve incontro tenutosi lo scorso anno tra il figlio di Trump, Donald Trump Jr., e un avvocato russo che gli aveva promesso informazioni compromettenti in merito all'avversaria del padre nella corsa alla presidenza Usa, Hillary Clinton. L'incontro figurava già tra quelli dichiarati dalla campagna di Trump, ma ufficialmente aveva riguardato questioni ordinarie della politica bilaterale Russia-Usa, come le adozioni di bambini russi e la lista nera statunitense dei cittadini russi colpevoli di violazioni dei diritti umani. Trmp Jr. ha risposto alle indiscrezioni del "New York Times" pubblicando il testo di tutte le sue email con Rob Goldstone, l'ex reporter di un tabloid britannico che lo aveva contattato per mediare l'incontro; in una mail al figlio del preside Usa, Goldstone lo sprona a incontrare l'avvocato russo affermando che le presunte informazioni sulla Clinton erano materiale raccolto dal governo russo nel tentativo di sostenere la candidatura di Trump. Trump Jr. ha reagito alle polemiche ieri pubblicando per intero il testo si tutte le sue email con Goldstone; il "New York Times" e la stampa usa in generale sottolineano in particolare un passaggio, in cui il giornalista britannico afferma che i documenti compromettenti sulla Clinton, poi rivelatisi inesistenti, "la comprometterebbero per i suoi affari con la Russia, e sarebbero molto utili a tuo padre. (...) Si tratta ovviamente di materiale altamente sensibile, ma è parte del sostegno della Russia e del suo governo al Signor Trump", recita la Mail, cui il figlio del presidente Usa rispose: "Se quel che dici è vero sarebbe fantastico, specie dopo l'estate (nella seconda parte della campagna presidenziale, ndr)". Dalle mail si evince che la campagna di Trump nutriva nei confronti di Clinton lo stesso sospetto di cui è oggetto oggi il presidente: contatti e affari indebiti con la Russia. L'incontro tra Trump Jr e l'avvocato russo Natalia Veselnitskaya, che nega ogni relazione con il governo di Mosca, si tenne il 3 giugno dello scorso anno, e durò appena 20 minuti, durante i quali Trump Jr. non ottenne alcuna informazione "compromettente" su Clinton, tanto che a suo dire non riferì nemmeno al questione a suo padre. Resta però il fato - come sottolinea la stampa Usa - che Trump Jr. accettò senza problemi, stando alle mail da lui stesso pubblicate, l'idea di un "aiuto" da parte di un governo estero per influenzare la campagna elettorale statunitense. Secondo la stampa Usa, "Washington Post" in testa, le accuse di collusione tra la campagna di Trump e la Russia vengono così finalmente avvalorate da elementi concreti. E tra i Democratici, molti accusano addirittura il figlio del presidente di "tradimento", un reato per cui il diritto Usa contempla la pena di morte. Anche i Democratici, però, sembrano essere ricorsi agli stessi metodi, scrive il "Wall Street Journal", che ricorda i dossier ucraini pubblicati prima e dopo le elezioni in cui Paul Manafort, manager della campagna di Trump, veniva accusato di collusione con la Russia.

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