Venezuela, il leader temuto da Caracas ai domiciliari, ma le opposizioni non si fermano




Categoria: ESTERI
10/07/2017 alle ore 14:25



Sono ancora molte le incognite sulle sorti della crisi politica in Venezuela all'indomani del trasferimento di Leopoldo Lopez dalla prigione militare di Ramo Verde agli arresti domiciliari. Considerato il nome più forte dell'opposizione al presidente Nicolas Maduro, Lopez deve scontare una condanna di 14 anni per cospirazione ai danni dello Stato, accusa maturata per la sua partecipazione alle proteste di piazza del 2014. Sulla sua storia, anche grazie a una intensa battaglia mediatica internazionale condotta dalla moglie Lilian Tintori, si concentra uno dei nodi della crisi, quello della liberazione dei prigionieri politici, passo che le opposizioni considerano centrale nel percorso di ripristino della democrazia nel paese. La misura adottata dal Tribunale supremo di giustizia - con una decisione che lo stesso Maduro dice di "appoggiare" difendendo l'indipendenza dell'organo - è al momento orfana di spiegazioni approfondite, salvo uno scarno comunicato in cui si fa riferimento a vizi di forma nell'iter processuale e lo stato di salute del prigioniero. In generale, i media internazionali scommettono sulla necessità di Caracas di alleggerire la tensione interna in vista di due importanti scadenze: la prima, il 16 luglio, la consultazione popolare e informale promossa dalle opposizioni per chiedere se si vuole percorrere la strada di una Assemblea costituente, mossa governativa fortemente contestata dalle opposizioni. E la seconda, il 30 luglio, è proprio l'apertura delle urne - stavolta ufficiale - per eleggere i membri del gruppo di lavoro che dovrà redarre la nuova Carta. In ogni caso, la prima risposta della piazza è quella di proclamare nuove manifestazioni: molte sono quelle attese per tutta la settimana, quasi tutte - su mandato chiaro dello stesso Lopez - avranno il compito di chiedere la liberazione degli altri prigionieri politici. Il quotidiano spagnolo "El Pais", fermo nell'accompagnare la richiesta di ulteriori aperture a Maduro, scrive che gli arresti domiciliari permettono al governo di Maduro di non doversi prendere responsabilità nel caso in cui Lopez - "unico leader temuto dal chavismo" - dovesse avere problemi di salute. Pesano in questo senso le voci sulle condizioni precarie vissute in un regime carcerario molto stretto, testimoniate da ultimo da un audio in cui lo stesso Lopez denunciava un trattamento di tortura. "Adesso la sua vita e responsabilità esclusiva di sua moglie e dei suoi alleati", spiega il ministro della Comunicazione Ernesto Villegas. La liberazione di Lopez si stava trattando "da mesi", scrive il quotidiano "El Mundo", ricordando il ruolo da mediatore svolto dall'ex presidente del governo spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero. "Gli ambienti politici più vicini" a Lopez "confermano a 'El Mundo' che la libertà condizionale è stata possibile grazie alla 'affannosa mediazione'" di Zapatero.

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