La versione di Garpez: paura di vivere e libertà di stalking


Ci si sente costantemente controllati, osservati, perseguitati, spiati in relazione ad ogni aspetto della vita quotidiana


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
13/10/2018 alle ore 16:20

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All'inizio di una relazione affettiva, ciascuno di noi sente il bisogno di credere che, con il trascorrere del tempo, ogni nostra emozione, fragilità, gioia, insicurezza, possano essere custoditi e protetti in mani sicure.

Ho già parlato di amori criminali. Ma c'è forse un altro tipo di sentimento malato, che amore non è, il più delle volte latente ed invisibile che, in situazioni di crisi, si fa strada per poi esplodere nelle personalità più insicure.

E che vede, nella quasi totalità dei casi, la donna quale inerme bersaglio di individualità psicopatologiche. Sto parlando degli “atti persecutori” o, se preferite il termine anglofono, dello “stalking”.

L'atto persecutorio è diretta espressione di una soggettività malata, che nutre il proprio ego dalla capacità di infliggere ansia, timore, sofferenza. Io dico: dalla capacità di infondere la paura di vivere. Ciò che dallo “stalker" viene pressoché annientata è la libertà di autodeterminazione.

Ci si sente costantemente controllati, osservati, perseguitati, spiati in relazione ad ogni aspetto della vita quotidiana ed anche quando un pericolo di aggressione concreta non c'è. È questa la forza infame del persecutore: dapprima ti riempie di improperi, minacce e di “presenze” costanti in ogni luogo ove normalmente ciascuno di noi lavora o semplicemente trascorre del tempo libero.

Quando, finalmente, comprende di aver raggiunto lo scopo di aver fatto germogliare nell’animo del perseguitato lo spettro del controllo continuo, si “nutre" di questa paura vigliacca, anche con una semplice telefonata muta o con un semplice squillo.

Il nostro codice penale punisce gli atti persecutori. L'art. 612-bis c.p. stabilisce che “è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.

So benissimo che, quanti di voi abbiano avuto la sfortuna di imbattersi in un “persecutore”, hanno lanciato allo Stato gridi di allarme e di aiuto. So benissimo che molti perseguitati ritengono l’apparato preventivo e repressivo di questo odioso reato assolutamente inadeguato rispetto alla gravità del fatto.

Però…vi prego, non sottostate supinamente ai ricatti di questi ignobili individui. L'unico strumento a disposizione resta la denuncia in sede penale.

E se avete bisogno di qualcuno che vi infonda coraggio e determinazione per uscire dalla spirale della paura di vivere, non esitate a rivolgervi a psicoterapeuti qualificati. Credetemi. Fanno miracoli.

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