Referendum, inchiesta su D'Alfonso e Rapino: i dubbi di De Santis


Da lui era partito un esposto per l'uso dei suoi dati personali e il coinvolgimento della Regione Abruzzo nella lettera


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
10/10/2018 alle ore 15:26

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Inchiesta propaganda referendaria su D'Alfonso e Rapino: domani nuovo appuntamento davanti al GIP del Tribunale di Pescara per discutere la seconda richiesta di archiviazione del PM. De Sanctis, che aveva segnalato la vicenda parla di indagini lacunose. E osserva: “Cosa c'entra un tal A.M., pakistano di 21 anni, con il referendum costituzionale e con i dati personali degli elettori?

Garante della Privacy e Agcom hanno già dichiarato l'illegittimità dell'operazione di propaganda elettorale per le loro competenze.”

La vicenda nasce da una telefonata, degli sms inviati sul cellulare personale e da una lettera di propaganda spedita a casa degli elettori sul referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Tra gli indagati figurano Luciano D'Alfonso e Marco Rapino.

Il pm Campochiaro si era visto respingere una prima richiesta di archiviazione anche a seguito di una documentata opposizione depositata da Augusto De Sanctis, cittadino da cui era partito un esposto per l'uso dei suoi dati personali e il coinvolgimento della Regione Abruzzo nella lettera.

Il gip aveva disposto un supplemento di indagine di sei mesi al termine del quale il pm ha formulato una nuova richiesta di archiviazione che dovrà appunto essere valutata dal gip domattina.

Nel frattempo sia l'Agcom che il Garante della Privacy hanno evidenziato con due diversi provvedimenti l'illegittimità di questa operazione di propaganda, dando già ragione a De Sanctis.

Dichiara l'Avv. Michele Pezone, che cura gli interessi di De Sanctis: "Accertata l'illegittimità dell'operazione sotto l'aspetto amministrativo per diversi profili, in questa sede giudiziaria si tratta di valutare se esistono potenziali profili d'interesse per quanto riguarda l'eventuale rilevanza penale. Abbiamo depositato una nuova opposizione alla richiesta di archiviazione evidenziando, atti e documenti alla mano, che a nostro avviso le indagini sono state ancora lacunose. A mero titolo di esempio, non è stato rintracciato l'intestatario della simcard del cellulare da cui è partito un SMS, tal A.M., pakistano all'epoca ventunenne! Come poteva avere e su quali basi i dati di un elettore? Per un altro numero non si è risaliti neanche ad un nome. Per non parlare delle pezze giustificative che dimostrerebbero gli acquisti delle card usate nell'operazione: si riferiscono ad altre schede telefoniche secondo i codici riportati negli scontrini! Infine, in merito all'uso dei dati personali del mio assistito, nutriamo dubbi anche sull'interpretazione delle norme a tutela della privacy data dal PM, anche sulla base delle decisioni del Garante che vanno nella direzione esattamente opposta. Domani sarà l'occasione per approfondire ulteriormente questi aspetti".

 

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