Il pericolo di una giustizia materasso e quel monito di Socrate


"Sono scafisti per necessità", assolti e scarcerati in 14 a Palermo. E poi il caso Riace


di Francesco De Palo
Categoria: Editoriale
03/10/2018 alle ore 08:03

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Dura lex, sed lex disse Socrate prima di bere la cicuta. Un esempio, lontano però anni luce dall'attuale scenario in cui il bandolo della matassa alla voce giustizia spesso non si riesce proprio a individuare.

Il caso dei giudici palermitani che accolgono la tesi difensiva di 14 migranti accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina è pericoloso.

"Costretti a salire sui gommoni", dicono. Vallo a spiegare, allora, a chi pur di non commettere un reato in svariati ambiti, affronta mille e più sacrifici. A chi pur di non cedere alla deriva degli scippi, dello spaccio, della prostituzione accetta lavori umili, degradanti ma pur sempre “altro” rispetto al mondo di mezzo del malaffare.

Vallo a spiegare a chi, poi alla sera, va a coricarsi con l'obiettivo di dormire senza ombre o spade di Damocle sulla testa, per risvegliarsi il giorno dopo e insegnare un minimo di rettitudine ai propri figli.

La soglia tra la giustificazione tout court di comportamenti e derive, e il rispetto di leggi e regole è sottile ma decisiva. E'come un filo di cemento armato che, pur piccolissimo, risulta decisivo per società e comunità di persone.

Un rischio, altissimo, imboccare la strada del giustificazionismo ideologico, quello stesso che ad esempio pochi giorni fa in occasione della scomparsa di Inge Feltrinelli, definiva Giangiacomo come “perito in un tragico incidente”, evitando di raccontare la storia vera di chi era intento a costruire una bomba.

O quello altrettanto drammatico di chi ha invitato ex terroristi con mani e cuori ancora grondanti di sangue in Università e scuole italiane a raccontare il perché degli anni di piombo.

Ecco, è questa la traccia italiana che fa male al Paese e alle nuove leve, ai vecchi saggi e ai nuovi semi di possibile rinascita.

E ancora, fa male, malissimo a cittadini e migranti, stranieri in patria e a emigranti di ieri, come a Marcinelle dove nessuno dei nostri si sognava minimamente di avanzare pretese, di chiedere un condono, di rifiutare un pasto o una sistemazione. Dignità e solo quella.

E non si dica che, oggi, chi alza un dito per sollevare dubbi sul tragico business dell'immigrazione è un razzista o un ultraconservatore: semplicemente i buonisti al caviale di stanza a Capalbio ci hanno guadagnato parecchi denari da questa emergenza, come le ong senza un passato (persino in Grecia finalmente si inizia a indagare su una ong di Soros), come le associazioni nate dalla sera alla mattina per affrontare (senza gara di appalto) i flussi ingenti a cui dare una tenda di Decatlon da 5 euro ma incassandone 50 dall'Ue.

O come quei neuroni che, pur di non ammettere il fallimento completo delle recenti policies, se la prendono con la follia (da condannare) di casi esasperati come Macerata.

Il corto circuito è avviato: qualcuno lo fermi.

 

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