Teramo, definì i giornalisti "servi senza dignità" su Fb: no a trasferimento per giudice Cirillo  


Archiviato l'esposto dell'Odg. Il magistrato: il post incriminato? "Il mio pc lo usa anche mia suocera"  


di Ilaria Proietti
Categoria: ABRUZZO
05/07/2017 alle ore 17:20



Quando si dice che Facebook può essere un’arma micidiale. Ne sa qualcosa Giovanni Cirillo, giudice del Tribunale di Teramo denunciato al Procuratore generale della Corte di Cassazione, titolare del potere disciplinare nei confronti dei magistrati, per un post “fortemente offensivo nei confronti dei giornalisti”. Come ha sostenuto nel suo esposto, inoltrato anche al Consiglio superiore della magistratura, dal presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino. Per ora Palazzo dei Marescialli ha deciso di graziarlo. Non lo trasferirà ad altra sede: si è trattato di un episodio isolato. E non è stato dimostrato che il post sia stato fatto proprio da Cirillo: al pc – si legge nella delibera di archiviazione della pratica decisa a Palazzo dei Marescialli – avevano libero accesso anche la moglie, il figlio e persino la suocera della toga finita nelle peste.

 

Ma cosa era stato scritto (a questo punto non è chiaro da chi) sul profilo Fb di Cirillo? Il 5 febbraio, mano anonima, aveva postato la seguente frase: “i quotidiani italiani, ad eccezione del fatto quotidiano, stanno mostrando ogni giorno, nel caso di Raggi (il sindaco di Roma eletto nelle file del M5S, ndr) perché i nostri giornalisti sono dei poveri servi senza alcuna dignità. Altro che schiena dritta, sono gobbi irrecuperabili”. Affermazioni ritenute gravissime dall’Ordine dei giornalisti. Che avevano indotto il presidente Iacopino a presentare un esposto in cui veniva denunciato il “forte pregiudizio verso la categoria” tale da incrinare “inevitabilmente la fiducia nei confronti di un operato imparziale della magistratura”. E in cui lo stesso chiedeva di prendere provvedimenti a carico di Cirillo.

 

In attesa di capire se scatteranno provvedimenti disciplinari da parte del Procuratore generale, Pasquale Ciccolo, il Csm ha nel frattempo condotto alcuni accertamenti. Convocando in audizione lo scorso 1 giugno il presidente di sezione del Tribunale di Teramo, Giansaverio Cappa. Che si è speso a favore del collega definendolo uno dei pilastri dell’ufficio giudiziario. E prima ancora è stato chiesto conto al diretto interessato dell'accaduto. Nella sua relazione Cirillo non ha negato di avere un profilo fb. Ma ha anche scritto testualmente: “Non escludo che esso sia stato copiato o manipolato da terzi. Evidenzio inoltre che il mio pc è accessibile ad almeno tre persone, tra le quali mia moglie, mio figlio, mia suocera”. Il che ha indubbiamente fatto propendere per la sua ‘assoluzione’. Anche se determinanti sono stati altri elementi.

 

“Nella condotta professionale del dott. Cirillo non sono stati riferiti episodi patologici meritevoli di attenzione” si legge nella delibera di archiviazione. Che peraltro non sembra aver fino in fondo creduto che siano stati i congiunti del magistrato a manipolarne il profilo fb. E infatti, a proposito del post incriminato, sempre il Csm chiosa “Si è comunque trattato, sulla base delle pertinenti informazioni acquisite nel corso dell'istruttoria, di un episodio singolo ed isolato, inidoneo ad integrare i presupposti di un trasferimento per incompatibilità ambientale o funzionale: per quanto riferito dal presidente di sezione del Tribunale, si tratta di un magistrato che non ha dato adito a rapporti o situazioni conflittuali o discutibili nell'ambiente forense e cittadino. Non vi sono quindi elementi per affermare che il dott. Cirillo non amministri o non possa amministrare la giurisdizione con indipendenza ed imparzialità L'aver diffuso pensieri genericamente lesivi della reputazione professionale dell'intera categoria dei giornalisti costituirebbe quindi una singola caduta d'attenzione rispetto a quella misura e quell'equilibrio che un magistrato, specie quando è riconosciuto come tale, deve comunque prestare anche nella sua vita privata”. Amen.