Rapino si dimette, rissa nel Pd


Il presidente della Provincia di Teramo sarebbe incompatibile con l'incarico di segretario vero e proprio e così gli hanno ritagliato il ruolo di vice


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
13/09/2018 alle ore 10:00

Tag correlati: #mandara#maperò

Tutto organizzato, tutto deciso: martedì la nomina del coordinamento con Rapino segretario e Renzo Di Sabatino vice, e le damigelle d’onore e cioè i segretari provinciali e altri luogotenenti a fare da cornice. Il giorno dopo, mercoledì, oplà, le dimissioni. 

Così ieri mattina il segretario regionale del Pd ha abbandonato la baracca e lasciato le redini del partito al presidente della Provincia di Teramo, che sarebbe incompatibile con l’incarico di segretario vero e proprio e così gli hanno ritagliato il ruolo di vice, con funzioni piene.

Rapino lascia, Di Sabatino subentra: l’uno-due deciso nelle stanze segrete del partito rinfocola le polemiche, che già martedì erano state durissime: soprattutto i segretari di circolo ne avevano dette di tutti i colori al duo D’Alfonso-D’Alessandro, ritenuti gli artefici di tutto, sulla chat del gruppo.

Che ieri, dopo le notizie uscite su Mapero’, è stata chiusa: i quadri del partito, con Silvio Paolucci in testa, erano molto più interessati a scoprire chi fosse il delatore che non a capire le ragioni del dissenso. Un apriti cielo, caccia al colpevole, insulti ad alzo zero contro il blog, che viene minacciato di querele, accusato addirittura di pagare gli informatori: no, il blog non paga gli informatori, gli informatori informano gratis e se il Pd si concentrasse sulle ragioni che hanno portato milioni di elettori a rivolgere lo sguardo altrove, forse capirebbe anche il perché.

Ma è ancora lontano, lontanissimo da questo obiettivo: e allora meglio insultare, minacciare, tirare in ballo il denaro (e questa sì, che è un’affermazione da querela).

Ecco pronte le dimissioni di Marco Rapino, che ieri mattina alle 10 aveva già scritto “ex segretario” sulla sua bacheca Facebook e postato la foto dello scatolone: un epilogo molto triste per un giovane e promettente segretario che nonostante il buon avvio, non è stato capace di sottrarsi alla morsa tentacolare del presidente, rivelandosi totalmente alla sua mercè, senza autonomia né coraggio.

“Care Amiche e Cari Amici,

Oggi il Pd abruzzese deve fare un passo avanti, uno sforzo congiunto, unitario, per affrontare in piena forza le tornate elettorali che ci attendono. Proprio per questo ho deciso di rassegnare le mie dimissioni Spero che attraverso il mio gesto il Pd possa ritrovare spirito di coesione e proposte per affrontare il cammino nuovo che lo aspetta. Fare il segretario era il sogno della mia vita e oggi che si conclude la mia esperienza, posso dire di provare solo una grandissima gratitudine verso la nostra comunità politica. La tornata elettorale che ci apprestiamo a vivere va affrontata con la certezza di aver governato bene la nostra Regione e con la sicurezza di proposte che parlino di cose da fare per il futuro. Per raggiungere gli obiettivi abbiamo bisogno che il Pd torni a fare il Pd. Spero che le mie dimissioni non aprano polemiche, ma suggeriscano soluzioni. Lascio il Pd nelle mani sicure del Vice Segretario, Renzo Di Sabatino e del coordinamento politico appena costituito. Da subito continuerò ad aiutare il nostro Partito come semplice iscritto. Per fortuna ci si dimette dalle poltrone e non dalle passioni”.

Una decisione che non ha fatto altro che alzare il fuoco delle polemiche. Il primo a sparare è Toni Castricone, ex parlamentare:

“Purtroppo neanche nel momento delle dimissioni Marco Rapino è riuscito a dare la giusta dignità al ruolo che ha ricoperto in questi anni. Un’uscita di scena forzata, per di più accompagnata da un ultimo atto di totale asservimento alle solite logiche che lo hanno guidato in questi anni. C’è bisogno di un forte segnale di discontinuità e le sue dimissioni “organizzate” vanno nella direzione opposta. Tratteggiano ancora una volta un modo di procedere fatto di ridicoli bizantinismi e sotterfugi in totale contrasto, oltre che con le regole del partito, con il semplice buon senso. Rapino avrebbe dovuto dimettersi davanti all’assemblea del Partito e in quella sede si sarebbe dovuta aprire la discussione su una nuova fase quanto mai necessaria. Invece si è voluto imbastire un coordinamento politico lottizzato tra pochi intimi, appannaggio di Luciano D’Alfonso, e sul quale l’assemblea sarà chiamata solo a ratificare una notizia che tutti abbiamo appreso dalla stampa”.

Insomma, che si chiami Rapino o Di Sabatino, dice Castricone, il risultato è lo stesso: il partito è sempre nelle mani di Dalfy & c.

“Di fronte alle polemiche scoppiate all’interno del Partito, nel pomeriggio di ieri hanno voluto porre un rimedio che come spesso accade è risultato peggiore del danno fatto – continua l’ex parlamentare – Personalmente sono stato contattato da Andrea Catena, suppongo nella nuova funzione di coordinatore di questo pseudo organismo, per chiedermi di entrarvi o indicare un nome. Tutto ciò dimostra l’improvvisazione di una classe dirigente inadeguata nello stile e nella sostanza. Ovviamente non accetto alcuna cooptazione tardiva e riparatrice e preferisco starmene alla larga da un certo modo di fare. In questo momento è quanto mai necessario costruire e rappresentare insieme a tanti un’alternativa a chi vuole semplicemente occupare il partito per farne strumento proprio. Il PD in Abruzzo è lontano da qualsiasi senso di comunità, stritolato da logiche di potere che hanno devastato in questi anni qualsiasi rapporto con gli abruzzesi”.

Un clima aspro, che potrebbe portare a illustri defezioni. E che neppure una eventuale ma improbabile candidatura di Giovanni Legnini potrebbe risolvere. L’unico felice è il sindaco di Francavilla Antonio Luciani, che si dimetterà il 13 settembre (poi avrà venti giorni di tempo per ritirarle) per candidarsi alla presidenza della Regione:

“Questi 20 giorni saranno utili per capire se le numerose istanze che mi giungono da ogni parte della Regione Abruzzo affinchè mi candidi per la carica di Presidente non possano essere ricondotte su altre ipotesi”.

Ma le polemiche non si spengono, anche perché Di Sabatino è incompatibile, anche perché l’altro coordinatore, Andrea Catena, è uno stretto collaboratore di D’Alfonso, ancora alle dipendenze della Regione. Cambiare tutto per non cambiare nulla.

E ieri, mentre andavano in onda le polemiche, girava sul web la locandina diffusa dal segretario di Pescara Enisio Tocco per la festa dell’Unità di villa De Riseis: “Ai nuovi iscritti offriremo una birra di benvenuto”.

ps: I commenti a margine sono stati esilaranti. Ecco il più gettonato: “Devi essere ubriaco per aderire al Pd”.

 

twitter@ImpaginatoTw