Si scrive Rapino si legge Regione: è lì il buco nero del Pd abruzzese


Pollice giù. Non ha senso invocare oggi una responsabilità che è palese da anni...


di Paolo Falliro
Categoria: ABRUZZO
12/09/2018 alle ore 12:38

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E'come quando, dopo un crollo in Borsa, fanno dimettere il Ceo il cui posto è preso da uno del suo stesso staff, ma le cui politiche sono imposte da altri: con il risultato che è il pasticcio è globale e ascrivibile all'intera compagnia. 

Certo, a Wall Street non gradiranno il paragone, ma dalle parti del Pd abruzzese prosegue la marcia senza fine verso una meta che non solo non si scorge, ma al cui raggiungimento contribuiscono tutti (tranne uno) gli attori protagonisti e non.

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Le dimissioni del segretario regionale del Pd sono in ritardo di sei mesi. Il giorno corretto sarebbe dovuto essere il 4 marzo, anche a notte fonda, dal momento che il trend del partito soprattutto in Abruzzo era protofanico. Pescara, ma anche L'Aquila e Teramo da tempo avevano acceso le spie dell'insoddisfazione e della (oggi non più) velata protesta di cittadini e imprese.

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La strategia complessiva del partito si è appiattita, soprattutto nell'ultimo triennio, in una gestione del potere e non in una amministrazione dello stesso. Non si possono leggere diversamente le estemporanee decisioni su progetti, annunci e tagli di nastro a cui fa da contraltare il fallimentare uso dei fondi europei, il vero delitto di questa Giunta i cui riverberi non svaniranno tanto presto.

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La Regione è industrialmente depressa, con sacche di disagio sociale che si insinuano anche tra le piccole e medie imprese alla canna del gas, con le libere professioni che soffocano, con gli ultimi ancora alle prese con gli annunci e le promesse, con le infrastrutture che latitano mentre nei pressi della grande stazione regionale ci si affanna a mettere su il mercatino etnico oppure si dice no al gas con manifestazioni pre-confezionate sullo stile dei no-tap (che per la cronaca fanno i presidi in Salento con in braccio i bebè).

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Un bubbone che è esploso in tutta la sua purulenta gestazione con la doppia poltrona del senatore-governatore, la cui evidenza si era già concretizzata il 5 marzo scorso ma che ha atteso mesi prima di vedersi consegnare la conseguente e unica soluzione.

Insomma, se si va a parlare di Pd e di Giunta regionale ad Avezzano o a San Valentino, sulla Marsica o a Roccaraso, a Chieti o a Scafa, la risposta è una e sola: pollice in giù.

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