Cosa c'è dietro la tasca del Qatar che salva le banche turche con 15 miliardi?


L'ombra dei finanziatori dello Stato Islamico si staglia sui nuovi aiuti al regime di Erdogan che, così, diventa protesi del Golfo


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
21/08/2018 alle ore 09:45

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Il Qatar e le banche centrali turche hanno concluso un accordo di cambio per offrire liquidità e sostegno alla stabilità finanziaria in Turchia. Si parla di 15 miliardi di dollari in procinto di essere bonificati al regime di Erdogan che boccheggia.

Gli analisti però sono preoccupati del fatto che dietro l'annuncio di Doha, con Ankara che diventa quindi uno stabile alleato del Golfo, ci possa essere l'intreccio con i finanziatori dell'Isis che in questi anni hanno foraggiato con mezzi e uomini il sedicente Stato Islamico.

Da tre anni Qatar e Turchia hanno dato vita al Comitato strategico supremo per implementare le loro relazioni. Il comitato tiene incontri regolari tra i leader dei due paesi. Il primo frutto di questa partnership si ritrova nella decisione di Mohamed bin Twar, vicepresidente della Camera di Commercio qatariota, di affidare alle aziende turche la gestione di progetti per circa 11,6 miliardi di dollari in Qatar, la maggior parte dei quali è legata alla FIFA World Cup del 2022.

"Siamo vicini ai fratelli in Turchia che si sono confrontati con le questioni del mondo musulmano e con il Qatar", ha detto lo sceicco Tamim in un tweet dopo aver incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad Ankara. La Turchia al momento è anche uno dei principali clienti del Qatar per le esportazioni non petrolifere, ragion per cui Doha tenta di inserirsi non solo nella crisi finanziaria ma soprattutto in quella geopolitica tra Ankara e Washington.

Non va dimenticato che sin dall'inizio dei conflitti contro l'Isis e della guerra in Siria molte erano state le accuse rivolte alla Turchia di aver avuto un atteggiamento passivo nei confronti dell'IS, come dimostrano alcuni video girati da emittenti Usa che ritraevano miliziani dell'Isis ottenere armi e mezzi su suolo turco e finanche uno delle Iene che dava conto di come Ankara combattesse i nemici dell'Isis.

La Turchia ha bisogno di liquidità per due motivi: deve urgentemente far fronte alla crisi bancaria, con il crollo verticale della lira turca che si abbatte su un quadro di natura reazionaria prodotto dalle spericolate manovre della banca centrale turca e del ministero delle finanze guidato dal genero di Erdogan; e in secondo luogo deve far fronte ai suoi impegni finanziari, come ad esempio quelli per l'acquisto di armi da Germania e Russia.

A Berlino c'è chi addirittura si è spinto a ipotizzare un ponte economico con Ankara, come la leader della Spd Andrea Nahles che fa il gioco delle opposizioni nazionaliste assolutamente contrarie, al pari di quegli elettori che non hanno votato Merkel anche per come ha gestito la crisi ellenica e il dossier migranti.

Gestire meglio i colpi di coda di Erdogan servirebbe anche per evitare “un caso Libia” in Turchia. Ma al momento Bruxelles mostra di non avere né una diagnosi completa né tantomeno una cura affidabile per il nuovo malato del Mediterraneo.

 

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