Altro che Mose, dopo Genova parta una stagione nuova (anche in Abruzzo)


Anziché "impiccarsi" in opere lunghe e costose, occorre un monitoraggio serio delle emergenze per prevenire altri casi simili al ponte crollato


di Lucia Rossini
Categoria: ABRUZZO
15/08/2018 alle ore 09:00

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In Italia, come è noto, si procede ormai solo a colpi di emergenza. Il tema della manutenzione autostradale e dei viadotti torna prepotentemente di attualità solo dopo il tragico crollo di Genova. Ed è un errore, blu.

I lavori sui viadotti tra il Lazio e l'Abruzzo sono stati interrotti anche per le continue scosse che si susseguono dal terremoto dell'Aquila e da quelli del 2016 e 2017. Inoltre lo scorso 1 giugno secondo quanto segnalato dai sindacati, i fondi erogati sarebbero terminati e risulterebbero bloccati gli ulteriori finanziamenti del Ministero per le Infrastrutture con la Strada dei Parchi Spa, concessionaria delle due arterie, che presto tra l’altro si vedrà costretta a chiudere i cantieri, ma in primo luogo a licenziare fino a 700 dei circa mille lavoratori impegnati nella commessa.

Nessuno intende accusare nessuno, sia chiaro: ma la politica dovrebbe, in questa fase più di altre, comprendere che la prevenzione deve essere la stella polare di azioni e provvedimenti. L'Italia ha un tessuto infrastrutturale dove, accanto a nuove opere, ve ne sono molte che necessitano di una manutenzione urgente, di una riprogettazione all'altezza, di un ammodernamento serio e funzionale, senza sprecare denari (e tangenti) come fatto col Mose di Venzia.

Ecco, questo è il passaggio che dovrebbe essere chiaro a governo e opposizioni: fare muro, adesso, contro la stagione dello sgretolamento; prendere per mano un paese e i suoi campanili sfilacciati da anni di sprechi e prebende (le Regioni ne sanno qualcosa), da tagli europei e da fondi Ue malamente sprecati. E condurlo verso una nuova fase, dove si insegua la sicurezza, la reale infrastrutturazione.

Fermiamoci un attimo: nelle ultime settimane, dopo i disastri dei terremoti passati, abbiamo assistito all'incidente dell cisterna gas sulla A14, prima del crollo del ponte. Segni che, inequivocabilmente, ci dicono che l'Italia ha bisogno di un tagliando. Come sarebbe utile immaginare merci finalmente in treno, con linee ferroviarie moderne e veloci, anche grazie ad una burocrazia ridotta al lumicino.

Ma occorrono neuroni e sinapsi alla “Marchionne”, svuotati da logiche corporativistiche e ultraideologiche, libri dai lacci dell'iper provincialismo che spezza le ali e blocca il progresso.

Proviamoci.

 

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