Le mezze verità che restano "in canna" nella pistola piddina


Quando Rapino accusa la Lega di mirare solo alle poltrone mostra di non aver compreso davvero una fase di fisiologico cambiamento


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
10/08/2018 alle ore 16:14

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“La Lega correrà da sola alla regione? Sarebbe la conferma che a loro interessano solo le poltrone”. La dichiarazione del segretario regionale del Pd ha due vizi: uno di forma e uno di sostanza.

Il primo verte sul fatto che manca clamorosamente il bersaglio terminologico: se c'è una cosa che non si può imputare oggi alla nuova Lega salviniana che si sta allargando a macchia d'olio anche nel centro e nel sud Italia è proprio il virus della poltronite, tanto caro al piddì abruzzese invece.

Semplicemente perché fino ad oggi a queste latitudini non ne hanno avuta neanche mezza.

Sembra ieri quando i “fazzoletti verdi” raccoglievano in Abruzzo o in Calabria, in Puglia o in Basilicata percentuali da prefisso telefonico che, con un lavoro di testa e anche di pancia, si sono tramutate nei numeri scaturiti lo scorso 4 marzo.

E ancora: la sostanza della vulgata di Rapino ha un altro elemento nella debolezza contenutistica. Si tratta della famosa doppia carta da giocare di cui si ragiona ormai da mesi, e non solo qui, ma in Abruzzo particolarmente visto che questo territorio, come abbiamo osservato da queste colonne, si è fatto laboratorio del nuovo corso ben prima dello scontro sul nome di Foa al vertice della Rai.

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E'un modello predeterminato che è ormai entato in crisi, al netto delle percezioni del dirigente locale di turno. Una strada è stata imboccata a Roma, nessuno se ad oggi sa potrà essere o meno replicabile negli enti locali.

Ciò che è evidente è, invece, che i grandi contenitori regionali stanno mancando una occasione di evoluzione, di proposte e modi. Come se tutto fosse come prima, come se Pd e Fi non avessero preso i voti che hanno preso alle politiche, come se i sondaggi che li danno in costante calo (con gli azzurri messi peggio) non esistessero.

Ecco, al di là di come andrà a finire per le regionali, di quali e quante alleanze si concretizzeranno, spicca la mancanza di capacità analitica del piddì abruzzese, pachidermico nel cogliere i segnali dei territori, lento nel capire che le tremila persone di Silvi Marina non sono xenofobi tifosi della razza bianca.

Ma solo cittadini, imprenditori, commercianti e pensionati che chiedono un cambio di passo.

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