Elogio del passo indietro: quando le dimissioni valgono più di un Nobel (ma non in Grecia)


Pudore, responsabilità, rispetto? Sì, certo, ma c'è dell'altro: la dignità, la coscienza e quella sensazione di essere di troppo...


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
30/07/2018 alle ore 10:18

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Quando in Italia c'era il pentapartito, accanto a scuole di politica certificate (piazza del Gesù, Botteghe Oscure, via della Scrofa e via del Corso), e che scuole, c'era anche un certo modo di intendere policies e politcs. 

Un avviso di garanzia? L'ombra di uno scandalo? Una tragedia finita male? Qualche testa saltava, per pudore, per rispetto. Oppure veniva messa da parte. Con il contorno dell'incessante esigenza di farsi indietro.

Non solo accadeva in Italia. Anche altri luoghi amministrativi più prestigiosi, come ad esempio gli Stati Uniti, dopo uno scandalo, ecco in gestazione una poltrona che saltava.

In Grecia no. Dopo i quasi 100 morti dei 47 incendi dolosi che hanno flagellato Mati, Maratona, Pentelis, Rafina nessuno molla. Anzi, se possibile raddoppia.

Visite lampo nei luoghi inceneriti per timore di altre contestazioni, dopo quella contro il ministro della difesa che ha detto ai residenti che se la sono cercata; promesse di possibili nuovi interventi oggi dove sono andati già in fumo 13mila acri; annunci di mandati rimessi nelle mani del premier ma respinti al mittente dal compagno Alexis. Insomma, la solita solfa: sticchevole e stavolta nauseante. Ciò che lascia perplessi si può sintetizzare in due punti salienti.

Primo: gli errori su soccorsi, prevenzione e gestione dei 47 focolai sono sotto gli occhi di tutti. Marchiati, reiterati e pacchiani. Non è scattato neanche l'sms da parte della protezione civile ai sindaci dei comuni interessati per ordinare lo sgombero. Forse, anzi, certamente qualche vita in più si sarebbe potuta salvare.

Secondo: nessuno pretende dagli attuali mediocri amministratori la stessa visione e lo stesso spessore di quegli antenati che hanno dato i natali alla civiltà del mondo e alla stragrande maggioranza delle arti in svariati campi. Ma un pizzico di dignità sì.

Le dimissioni del ministro degli interno Skourletis non avrebbero riportato in vita i morti, né sanate le ustioni di chi ancor combatte tra la vita e la morte, ma sarebbero state un segno, una pacca sulla spalla a chi ha perso cari e speranze, a chi si è trovato a decidere in fretta se salvare figli o mamma, nonna o cane.

Ecco a cosa sarebbe servito un gesto, piccolo, rapido, indolore. Ma dall'altissimo carico emotivo.

E'chiedere troppo? Sì, forse. Anche perché gli interlocutori, e i partiti non c'entrano affatto, sono gli stessi che hanno favorito l'abusivismo e Mati e soprattutto sono gli stessi che hanno firmato cambiali in bianco fino al 2052 con la troika.

In spregio a chi, dopo i 91 morti di Mati, continua ogni giorno a togliersi la vita a causa della crisi economica ellenica. Anzi, europea. Chiaro?

 

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